Baraccopoli San Ferdinando.
Baraccopoli San Ferdinando.

La baraccopoli di San Ferdinando, situata nella Piana di Gioia Tauro in Calabria, oggi “Tendopoli Ministeriale di San Ferdinando” posizionata su Area Zes, rappresenta un simbolo delle difficoltà e delle sfide legate all'accoglienza e alle condizioni di vita dei migranti impiegati nella raccolta degli agrumi. La sua storia, segnata da eventi drammatici e interventi istituzionali, evidenzia le criticità di un sistema spesso inadeguato a garantire dignità e sicurezza a questi lavoratori.

Tendopoli di San Ferdinando
Tendopoli di San Ferdinando

La nascita della baraccopoli risale ai primi anni 2000

Quando un numero crescente di migranti, principalmente provenienti dall'Africa subsahariana, si stabilì nella zona per lavorare come braccianti stagionali. In assenza di strutture di accoglienza adeguate, questi lavoratori iniziarono a costruire rifugi di fortuna utilizzando materiali di scarto, dando origine a un insediamento precario e privo dei servizi essenziali. Il 7 gennaio 2010, a seguito di aggressioni subite da alcuni migranti, esplose una rivolta a Rosarno, comune limitrofo a San Ferdinando. I braccianti protestarono contro le condizioni disumane di vita e lavoro, denunciando sfruttamento e razzismo. 

Gli scontri portarono all'attenzione nazionale la situazione critica nella Piana di Gioia Tauro, evidenziando la necessità di interventi strutturali per migliorare le condizioni dei migranti. In risposta alla rivolta, le autorità allestirono una tendopoli gestita dalla Protezione Civile per ospitare i migranti, nel tentativo di offrire soluzioni abitative più dignitose. Tuttavia, con il passare del tempo, la tendopoli si trasformò in una nuova baraccopoli, caratterizzata da sovraffollamento e condizioni igienico-sanitarie precarie. Nonostante gli sforzi per smantellare l'insediamento, come avvenuto nel marzo 2019 con l'abbattimento delle baracche, molti migranti continuarono a vivere in condizioni di estrema precarietà, spostandosi in accampamenti informali nelle campagne circostanti.

La baraccopoli è stata teatro di numerosi incidenti, spesso mortali 


Incendi causati da impianti elettrici di fortuna o dall'uso di stufe improvvisate hanno provocato la morte di diversi migranti, evidenziando la pericolosità delle condizioni abitative. Tra le vittime, nel gennaio 2018, una giovane donna nigeriana perse la vita in un rogo che distrusse parte dell'insediamento. Nonostante gli interventi delle istituzioni e l'attenzione mediatica, la situazione nella Piana di Gioia Tauro rimane critica. Tuttavia, negli ultimi giorni, sono stati compiuti passi significativi per affrontare questa emergenza. Durante una seduta del Consiglio Comunale di San Ferdinando, è stata approvata l'acquisizione del compendio immobiliare "ex Aulinas" da una procedura fallimentare, con l'intenzione di realizzare un "Ostello Solidale" destinato al superamento della tendopoli ministeriale presente nella zona. Parallelamente, l’Unione Sindacale di Base (USB) ha sollecitato l’apertura immediata delle palazzine di Contrada Serricella, recentemente ristrutturate dal Comune di Rosarno, per offrire un alloggio dignitoso ai braccianti stagionali che, con l’inizio della stagione agrumicola, affrontano gravi difficoltà nel trovare un posto dove dormire.

Queste iniziative rappresentano un passo avanti verso la risoluzione dell'emergenza abitativa nella Piana di Gioia Tauro

E’ fondamentale che le istituzioni continuino a collaborare per garantire soluzioni sostenibili e rispettose dei diritti umani per tutti i lavoratori coinvolti. In conclusione, la storia della baraccopoli di San Ferdinando riflette le sfide complesse legate alla gestione dei flussi migratori stagionali e alla tutela dei diritti dei lavoratori migranti. Una risposta efficace richiede un impegno congiunto delle istituzioni, della società civile e delle comunità locali per garantire condizioni di vita dignitose e opportunità di integrazione a coloro che contribuiscono significativamente all'economia agricola della regione.