'Ndrangheta, tutti assolti nel processo "Alta tensione"
Reggio Calabria, accuse cadute in Appello per i 12 imputati
Dodici assoluzioni su dodici.
La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha emesso la sentenza relativa al processo "Alta Tensione", originato da un'inchiesta della squadra mobile nel 2010 che aveva portato a numerosi arresti riguardanti i clan Caridi-Borghetto-Zindato, considerati all'epoca affiliati alla cosca Libri. L'indagine si concentrava sul controllo della 'ndrangheta nel sud di Reggio Calabria, in particolare nei quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, dove erano emerse tensioni con le cosche Rosmini e Serraino.
Al termine della camera di consiglio, la Corte ha assolto dall'accusa di associazione mafiosa Bruno Caridi, Natale Iannì, Domenico Malavenda, Gianpiero Melito, Matteo Perla, Vincenzo Quartuccio, Diego Rosmini, Domenico Serraino, Giovanni Zindato e Eugenio Borghetto, noto come "Gino".
Per quest'ultimo, considerato il boss dei Borghetto e promotore dell'associazione mafiosa, la Corte presieduta da Lucia Monaco ha dichiarato l'assoluzione per il periodo compreso tra maggio 2007 e il 30 giugno 2011. Per gli anni precedenti, invece, i giudici hanno prosciolto Borghetto poiché era già stato indagato dalla Procura e la sua posizione era stata archiviata.
Nel processo
Nel processo "Alta Tensione" sono stati assolti anche Biagio Consolato e Giuseppe Parisi, padre e figlio accusati di intestazione fittizia per la gestione di una sala giochi, che secondo la Dda era in realtà amministrata da membri della cosca Zindato. Anche questa accusa è stata archiviata in Appello.
Il processo "Alta Tensione" evidenzia diversi aspetti significativi legati alla giustizia, alla criminalità organizzata e alla dinamica sociale della Calabria.
Contesto Giuridico e Sociale
Il testo si apre con l’affermazione di "dodici assoluzioni su dodici", che immediatamente cattura l’attenzione e suggerisce un risultato netto e definitivo della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Questo richiamo iniziale pone le basi per comprendere l’importanza della sentenza e il suo impatto sull’opinione pubblica e sulle dinamiche locali.
Origine dell'Inchiesta
L’inchiesta, avviata nel 2010 dalla squadra mobile, ha avuto come oggetto i clan Caridi-Borghetto-Zindato, presunti affiliati alla cosca Libri. Qui emerge un elemento fondamentale: il legame tra la criminalità organizzata e il territorio. La 'ndrangheta è notoriamente radicata in Calabria e il fatto che l’indagine si concentri su specifici quartieri di Reggio Calabria (Modena, Ciccarello, San Giorgio Extra) evidenzia la lotta per il controllo di aree geografiche strategiche, segnate da conflitti interni tra diverse cosche, come quelle di Rosmini e Serraino.
Assoluzioni e Implicazioni Legali
L'assoluzione di tutte le persone coinvolte, tra cui figure di spicco come Eugenio Borghetto, ritenuto un boss, suggerisce che il materiale probatorio presentato durante il processo non fosse sufficiente a dimostrare la colpevolezza. L'assoluzione di Borghetto per i periodi di riferimento (maggio 2007 - 30 giugno 2011) e il proscioglimento per gli anni precedenti indicano che le indagini precedenti non avevano portato a conclusioni definitive contro di lui.
Questo solleva interrogativi sulla qualità e sull’efficacia delle indagini condotte dalle autorità competenti. La percezione pubblica della giustizia può essere influenzata negativamente quando vi è una percezione di insufficienza nelle prove o di errori procedurali.
Le conseguenze psicologiche e sociali di tali eventi. La reiterata assoluzione di figure legate alla criminalità organizzata potrebbe generare una sensazione di impotenza nella comunità locale, alimentando il cinismo verso le istituzioni. La connessione tra criminalità e tessuto sociale è evidente, e la mancanza di condanne può essere vista come un segno di impunità, che potrebbe incoraggiare ulteriori atti illeciti.
Il processo "Alta Tensione" non è solo un caso giuridico, ma un riflesso delle complessità sociali e culturali della Calabria. L’assoluzione dei dodici imputati segna un momento cruciale per le istituzioni legali e per la comunità, evidenziando la necessità di riforme e di strategie più efficaci nella lotta contro la criminalità organizzata. La giustizia non è solo una questione di leggi e procedure, ma coinvolge anche il tessuto della vita comunitaria, richiedendo un impegno costante da parte di tutti gli attori sociali per costruire un futuro libero dall’influenza della mafia.