Lettera di un insegnante pendolare
Sono qua a scrivere una lettera aperta a quelli come me, ma anche ai detentori di un servizio. Sono uno dei tanti calabresi che, per un motivo o per un altro, per inseguire un sogno è "costretto" a lasciare la propria terra per trasferirsi altrove. Un duplice sogno, quello dell'insegnamento e del giornalismo che come si sa, comporta oggi come oggi i suoi sacrifici. Certo, avendo già vissuto in altre città posso tranquillamente dire che l'esperienza fuori ti forma e ti fa crescere, ma alla fine il desiderio è comunque quello di tornare a casa "ormai savio", come recita la poesia di Konstantinos Kavafis.
Ma il punto non è tanto questo, quanto una disavventura capitatami nel viaggio di ritorno da Bologna a Paola, a bordo di un InterCity notte. Termino le mie ore di lezione in una scuola della provincia e, come di consueto, mi reco nella stazione di Bologna Centrale tramite il treno regionale. Arrivato lì aspetto la partenza dell'InterCity notte previsto per le 18:18, con l'arrivo alla stazione di Paola fissato per le 4:50 del giorno dopo, e già questo non risulta confortante. Il treno parte in orario e mantiene un'andatura costante per tutto il viaggio, fermandosi di tanto in tanto in varie stazioni. La notte passa così, con la stanchezza accumulata ma con la difficoltà a prendere sonno. Mai mi sarei aspettato, però, la disavventura che mi avrebbe atteso nel tratto ferroviario da Diamante a Paola.
Arrivati in quel punto, potevano essere più o meno le 4:20 del mattino, il treno comincia a rallentare fino a poi fermarsi del tutto. Il risultato, tra il concitato via vai degli addetti? Ottanta minuti fermi per il malfunzionamento del meccanismo di cambio binari. Sento un ragazzo presente che, visibilmente nervoso, esclama "In questa tratta succede sempre!". La signora che era seduta di fronte a me, invece, sarebbe dovuta arrivare a Lamezia per prendere l'aereo, che ha di conseguenza perso a causa del disservizio.
Dopo un'attesa che sembrava eterna siamo finalmente scesi a Paola verso le 7. Tutto è bene quel che finisce bene si potrebbe dire, ma non è così. Si parla tanto di una Calabria che vuole in qualche modo risorgere e farsi valere, ma se non si inizia da queste piccole cose, anche se mica tanto piccole, l'intero processo sarà molto duro. Non si possono sconvolgere i piani di pendolari e lavoratori per questioni del genere e, sarebbe ora, che si facciano i dovuti interventi.