La Cassazione ha deciso: il boss Franco Muto va ai domiciliari
I giudici lo avevano riportato in carcere dopo la condanna nel processo Frontiera

Un nuovo capitolo si aggiunge alla vicenda giudiziaria di Franco Muto, il boss della 'ndrangheta noto come "il re del pesce". La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, che nel settembre 2024 aveva negato la prosecuzione della detenzione domiciliare per il capomafia. Accogliendo il ricorso dell’avvocato Michele Rizzo, la Suprema Corte ha imposto al tribunale di riesaminare il caso, questa volta seguendo i principi di diritto espressi dal Collegio in merito alla funzione della pena.
La battaglia legale
La vicenda ruota attorno alla salute precaria di Muto, condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel maxi-processo antimafia "Frontiera", ove era stato condannato a vent'anni di carcere. Inizialmente, il boss di Cetraro aveva ottenuto la detenzione domiciliare proprio per le sue condizioni di salute, ritenute incompatibili con il carcere. Tuttavia, un successivo ribaltamento della decisione da parte del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro lo aveva ricondotto dietro le sbarre, ritenendo non più valida la misura alternativa. Ora, la Cassazione riapre il gioco, ponendo un punto interrogativo sulla permanenza di Muto in carcere. Il Tribunale, in una nuova composizione, sarà costretto a riesaminare il caso alla luce delle indicazioni della Corte Suprema.
Una svolta significativa
L’annullamento dell’ordinanza non equivale a una decisione definitiva, ma segna senza dubbio una svolta significativa. Se il nuovo giudizio dovesse riconoscere nuovamente l’incompatibilità tra le condizioni di salute di Muto e la detenzione in carcere, il boss potrebbe tornare ai domiciliari. Un’eventualità che suscita inevitabili polemiche, dato il suo ruolo di spicco nella criminalità organizzata calabrese, creando eco nel panorama nazionale. Il destino giudiziario di Franco Muto, dunque, è ancora appeso a un filo. Nel frattempo, il dibattito sulla giustizia e sulle misure alternative alla detenzione per i capi della ‘ndrangheta si riaccende con forza.