La DIA all'Unical presenta la relazione antimafia del primo semestre 2023
per la prima volta a Cosenza, "Un messaggio di legalità ai giovani"
La Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro che ha competenza, oltre che sulla provincia di Catanzaro, anche sulle province di Cosenza, Crotone e Vibo, per la prima volta sceglie Cosenza e la sua Università presso la sala della Biblioteca "Ezio Tarantelli, nel cuore della stesso Ateneo, per illustrare i contenuti della relazione Antimafia relativa al primo semestre ( gen - giu) del 2023.
Una scelta dettata dall'esigenza, anche da parte della DIA, di lanciare un messaggio ai giovani, agli studenti universitari per far crescere la cultura della legalità, antidoto necessario per contrastare le mafie.
La Dia giunge, quindi, all'Unical. Ed esiste un forte legame fra la storia dell'Unical e la nascita della DIA che conoscono in pochi.
Nel 1977, a pochi anni dalla nascita dell'Unical che avvierà il suo primo anno accademico nel 1972 - 73, al Prof. Pino Arlacchi viene assegnata la cattedra di Analisi delle Classi e dei Gruppi Sociali presso la facoltà di Scienze Economiche e Sociali.
Cattedra che il Prof. Pino Arlacchi manterrà sino al 1987. Sono anche gli anni, sempre per iniziativa del Prof. Arlacchi, che all'Unical nasce il "Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso".
L'avvio in Italia di uno studio scientifico e sociologico del fenomeno "Mafia".
Studi che porteranno poi, nel 1991, lo stesso Prof. Pino Arlacchi, consulente e collaboratore di Giovanni Falcone, ad essere l'ideatore e il redattore del progetto esecutivo, per conto del Ministero degli Interni, della nascita e della costituzione della Direzione Investigativa Antimafia.
Nasce, quindi, dall'Unical quel percorso di studio ed elaborazione del fenomeno mafioso che sfocerà poi nel 1991, l'anno prima delle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nell'avvio concreto della DIA.
Ed è anche per questo che la presenza di autorevoli esponenti della DIA di Catanzaro all'Unical assume particolare rilevanza, soprattutto per tutti quegli studiosi del fenomeno criminale che si sono formati negli anni '80 seguendo i corsi del Prof. Pino Arlacchi.
A presentare la relazione il capo centro della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, dott. Beniamino Fazio.
Una relazione dettagliata, minuziosa che rappresenta un Focus sui clan operanti nei territori di competenza della DIA di Catanzaro.
Ancora una volta ed era ampiamente prevedibile si conferma che la 'ndrangheta accumula impressionanti quantità di denaro avendo un ruolo primario nel narcotraffico mondiale.
Il Porto di Gioia Tauro si conferma quale snodo principale e privilegiato per l'importazione di droga,soprattutto cocaina, proveniente dalla Colombia, dal Brasile, da Panama, dall'Ecuador e, recentemente anche da paesi dell'Africa settentrionale e, soprattutto, dalla Libia.
Questi ultimi rappresentano dei nuovi canali di approvvigionamento, considerando che il consumo di droghe è sempre più in aumento.
Una struttura articolata con riferimenti territoriali ben determinati
Nella relazione della DIa sono descritte tutte le 'ndrine suddivise per competenza territoriale, ma sempre confederate e sottoposte a strutture gerarchiche superiori che dialogano con quella 'ndrangheta "invisibile" composta da livelli massonici "deviati" e da quel livello "insospettabile" inserito nel mondo degli affari anche e soprattutto a livello internazionale che oggi rappresenta la vera forza della 'ndrangheta.
Una struttura un tempo arcaica e pronta agli omicidi e alle guerre, mentre oggi è una struttura che pensa solo ai grandi affari e che ha concretizzato quella storica trasformazione da criminalità a "mafia imprenditrice" come aveva previsto il Prof. Pino Arlacchi nel suo libro "La Mafia Imprenditrice - l'etica mafiosa e lo spirito del capitalismo", pubblicato da Edizioni Il Mulino nel lontanissimo 1983 ed oggi ancora più attuale di allora, nonostante siano trascorsi ben 41 anni.
Oggi la 'ndrangheta è una struttura di potere forte e ben inserita in un contesto dove il capitalismo e il Dio denaro condiziona tutto e tutti.
E soprattutto in Calabria la "Mafia imprenditrice" ha sostituito l'imprenditoria pulita e legale oramai sempre più marginale nel quadro economico complessivo.
Ed in tale contesto lo stesso Dott. Fazio ha rimarcato come le consorterie 'ndranghetiste abbiano sempre più un ruolo nelle cosiddette "Cartiere", cioè quelle società che nascono e muoiono in poco tempo con il solo scopo di produrre fatture false che vengono utilizzate per ripulire denaro sporco.
E la quantità di denaro proveniente dal narcotraffico da immettere quotidianamente nel mercato è rilevantissima.
Non per nulla Giovanni Falcone sosteneva che "se si vuole trovare il centro della mafia è necessario seguire l'odore dei soldi".
La galera è fatto assodato e accettato dai boss ma quello che non accetteranno mai è il rischio di vedersi confiscati i loro beni che rappresentano il potere acquisito.
Fondi PNRR e grandi appalti pubblici
E la 'ndrangheta, sempre attenta a drenare denaro ovunque sia possibile, non poteva certamente farsi sfuggire le ghiotte occasioni di intrufolarsi con sistemi ben collaudati e oliati da una diffusa rete di corruzione, negli appalti del PNRR e nei grandi lavori pubblici.
E questo vale per tutto il territorio nazionale. Vale per le opere relative ai giochi olimpici e paraolimpici di Milano - Cortina e vale anche per le opere relative al Giubileo 2025 nella Città Eterna, la Roma sempre più appetibile per le famiglie di 'ndrangheta che a Roma investono capitali consistenti oramai da anni ed anni, soprattutto nella ristorazione, nel settore turistico alberghiero e negli investimenti immobiliari.
Grande attenzione riservata anche alla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Mentre nel cosentino l'opera pubblica più appetibile è la costruzione del III megalotto della 106 che ricade nell'area della Sibaritide, area particolarmente attenzionata dalla Direzione Investigativa Antimafia per la presenza di 'ndrine agguerrite e ben radicate sul territorio.
Infatti sui cantieri della 106 il controllo della Prefettura è supportato da gruppi interforze volute dal Ministero dell'Interno.
E nella relazione non poteva mancare il riferimento al mondo della sanità. Settore per il quale il capocentro della DIA, dott. Beniamino Fazio, ha affermato che "Gran parte del bilancio regionale è impegnato per la sanità. Anche nella fornitura di materiale e servizi sanitari si annidano interessi della 'ndrangheta".
Le ramificazioni della 'ndrangheta
Le famiglie che contano da tempo si sono insediate nelle ricche regioni del Nord. Nella relazione antimafia sono elencati in modo minuzioso i nomi delle famiglie la cui presenza è stata accertata da indagini e inchieste giudiziarie. "A Milano sono presenti gli esponenti della famiglia Bellocco- ha affermato il dott. Fazio - In Emilia Romagna si è affermata la mafia crotonese. In tutte le regioni del Nord ogni territorio è governato da una famiglia."
Oramai le numerose "Locali" della 'ndrangheta sparse sul territorio nazionale che possono assimilarsi a delle filiali di una grande holding internazionale riescono ad inserirsi in tutti quei canali dove si può lucrare interessi su interessi.
Negli ultimi tempi molto accentuato l'interesse per la Capitale, per la grande area urbana di Roma. "Appare scontato il pericolo di infiltrazioni delle criminalità organizzata calabrese, la cui presenza nell'area della Capitale è stata confermata dalle operazioni di polizia che hanno coinvolto le cosche Gallico- Molè - Piromalli - Morabito - Alvaro e Nirta Romeo, tutte le famiglie più blasonate della provincia di Reggio Calabria e i Mancuso e i Bonavota della provincia di Vibo Valentia".
L'opera meritoria della DIA continua senza sosta con la consapevolezza di una lotta con un mostro dalle mille teste con un potere ed una forza economica strabiliante e con una rete di collusione sempre più ramificata.
E la lotta alla 'ndrangheta non può più essere sottovalutata. Deve essere, invece una priorità.
La scelta di presentare da parte della DIA il report semestrale sull'attività svolta e sulla continua evoluzione del fenomeno della criminalità organizzata mira da un risveglio della società civile e soprattutto dei giovani.
Nell'ultimo incontro che il giudice Giovanni Falcone tenne dinanzi ai ragazzi delle scuole di Palermo pochi giorni prima della strage di Capaci nel 1992 lo stesso Falcone rivolgendosi in modo accorato agli studenti disse"La cultura per la legalità è lo strumento essenziale per sconfiggere un giorno le mafie e le forme criminali. Non si può pensare che il compito di lottare la criminalità possa essere delegato solo alle forme repressive".
Gianfranco Bonofiglio