Fondi Ue, Bruxelles chiede all’Italia più investimenti pubblici al Sud
Gli investimenti pubblici con risorse nazionali effettuati nelle regioni del Mezzogiorno sono di circa il 20% inferiori rispetto agli impegni che l’Italia ha assunto con l’Unione europea e questo rischia di vanificare l’efficacia della politica di coesione e dei fondi strutturali Ue. Perciò Marc Lemaitre, direttore generale della Dg Politiche regionali (Dg Regio, nel gergo della bolla bruxellese) la scorsa settimana ha inviato una lettera al governo per sollevare il problema, con dati precisi, e ricordare alle autorità italiane che di questo passo, quando si faranno i conti di chiusura del periodo 2014-2020, c’è il rischio concreto di una “correzione” del programma.
Detto in altri termini, senza un cambio di rotta, per l’Italia si profila un taglio delle risorse europee che nel periodo in corso ammontano a circa 44 miliardi di euro, compresi i fondi destinati all’agricoltura e alle aree rurali. L’annuncio di Lemaitre è giunto a margine della conferenza stampa al Comitato delle Regioni per l’apertura della settimana dedicata alla politica di coesione che è alla 17esima edizione e vede quasi 10 mila partecipanti, non solo dell’Unione.
Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia rientrano nella categoria delle regioni meno sviluppate e come tali assorbono quasi tre quarti dei fondi strutturali europei destinati all’Italia, seconda beneficiaria dopo la Polonia. L’Eurobarometro segnala che l’Italia è uno dei Paesi in cui la percezione dei fondi europei è salita di più, ma sempre ultima resta.
Nella lettera, ha spiegato poi Lemaitre, «ho richiamato l’attenzione delle autorità italiane sul fatto che tra il 2014 e il 2016 l’Italia si era impegnata a realizzare investimenti nelle regioni del Sud per un importo pari allo 0,47% del Pil di quelle regioni ma non è andata oltre lo 0,4%. Si tratta di quasi il 20% in meno». Non solo. La situazione tende a peggiorare: «Se consideriamo anche il 2017, la percentuale scende ulteriormente allo 0,38%». In sostanza, la Commissione ha ricordato alle autorità italiane l’impegno assunto a inizio programma e le possibili conseguenze del mancato raggiungimento dell’obiettivo. «A fine programma la Commissione può decidere di operare una correzione finanziaria sull’intero importo». In pratica, un taglio dei fondi che tuttavia non arriverebbe prima del 2022.