Città unica Cosenza-Rende-Castrolibero: referendum o commedia degli appalti?
Tra promesse faraoniche e il rischio di spartizioni: la città unica Cosenza-Rende-Castrolibero divide cittadini e politica. Referendum chiuso, ma le domande restano: chi davvero guadagnerà da tutto questo?
Il referendum per la città unica di Cosenza, Rende e Castrolibero è appena giunto al termine, ma l'atmosfera che si respira è tutt'altro che quella di un grande cambiamento epocale. Anzi, si è trasformata in una vera e propria commedia condita da manovre edili, concessioni "strategiche", e l'eterna partita tra chi tira le fila per spartirsi una torta che sembra sempre più grande. Tra satira e amarezza, cerchiamo di capire: cosa c’è davvero in gioco?
Grandi manovre edilizie e i soliti "amici degli amici"
Se il referendum dovesse premiare il "sì", la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero potrebbe portare alla nascita di un polo urbano che promette di diventare uno dei più grandi della Calabria. Promesse di grandi infrastrutture, nuovi quartieri residenziali, e una pioggia di investimenti. Ma a chi andranno davvero questi investimenti? Gli esperti di corridoio già parlano di "manovre edilizie" che sembrano più cucite addosso a vecchie conoscenze che ai bisogni dei cittadini.
Gli appalti potrebbero diventare il nuovo terreno di battaglia, con gli "amici degli amici" pronti a contendersi fette di terreno edificabile, concessioni, e chissà quali altre opportunità. Alla fine, chi ne pagherà il prezzo? Sempre i cittadini, con i loro sudati stipendi. Perché, diciamocelo: chi lavora onestamente è ben distante dai salotti dove si decidono le sorti di questi grandi progetti.
Cosa succederà con il "sì": numeri da capogiro e spartizioni?
Se la fusione si concretizzasse, il nuovo comune unico sarebbe uno dei più popolosi della regione, con un bacino di circa 130.000 abitanti. Un numero impressionante, che però porta con sé interrogativi inquietanti: chi gestirà questi fondi? Come verranno suddivisi i lavori pubblici? I più cinici sospettano che la fusione sia solo un grande gioco di spartizione, dove i numeri diventano pretesto per moltiplicare i bandi e accrescere il giro d’affari di pochi.
Sorgono dubbi su quanto di questa "grande occasione" finirà realmente nelle mani dei cittadini e quanto, invece, si tradurrà in nuovi ponti che non portano da nessuna parte o in strade che si rompono alla prima pioggia.
Cosa succederà con il "no": il ritorno della bagarre quotidiana
Ma se invece vincesse il "no"? Beh, in quel caso non ci sarebbero nemmeno i progetti fantasma da criticare. Tutto tornerebbe alla solita bagarre quotidiana, con i tre comuni che continuerebbero a litigare su tutto: dai confini alle tasse, fino a chi deve pulire quel tratto di strada che segna il confine tra Cosenza e Rende. Insomma, il "no" significherebbe che niente cambia, ma anche che niente migliora. E i cittadini? Sempre gli stessi a pagare il prezzo, ovviamente.
Un déjà-vu tutto calabrese
Questa vicenda è un perfetto specchio della politica calabrese: grandi promesse, grandi progetti, e poi… il nulla. Se guardiamo indietro, è difficile non ricordare il ponte sullo Stretto, la mitica Statale 106 a quattro corsie o il porto di Gioia Tauro come hub del Mediterraneo. Tutte opere che, tra proclami e fallimenti, sono rimaste più sulla carta che nella realtà. E ora, con la città unica, sembra di rivedere lo stesso film: una grande occasione che rischia di diventare solo l'ennesima opportunità sprecata.
E i cittadini? Sempre all’ultimo posto
In tutto questo teatrino, chi ci rimette sono sempre loro: i cittadini. Quelli che pagano le tasse, affrontano buche stradali e fanno i conti con i disservizi quotidiani. Mentre qualcuno si spartisce appalti e poltrone, la gente comune si ritrova con le solite promesse vuote e un portafoglio sempre più leggero. Perché se c'è una cosa certa in Calabria è che le tasche dei cittadini sono l'unica vera fonte di finanziamento per questi progetti faraonici.
Un appello tra il serio e il faceto
Se la città unica diventerà realtà, ci auguriamo almeno che ci sia trasparenza nella gestione degli appalti e che i benefici raggiungano davvero chi vive quotidianamente queste strade, questi quartieri, e queste città. Ma siamo realisti: forse è chiedere troppo. Se invece vincerà il "no", allora ci prepariamo all’ennesima saga di confini contesi e litigi sui servizi.
Nel frattempo, ai cittadini non resta che una scelta: continuare a sperare o iniziare a sorridere amaramente, perché in Calabria, come al solito, "tutto cambia affinché nulla cambi".