La parità nella scienza non cancella la violenza sulle donne
Si è creduto a lungo che conquistare una parità di genere nella scienza, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica andasse di pari passo con la risoluzione della violenza sessuale contro le donne, ma non è stato così.
Anzi, i dati indicano un effetto imprevisto per il quale la maggiore uguaglianza di genere in campo scientifico e tecnologico è associata a un'elevata violenza sessuale contro le donne.
Lo rileva la ricerca pubblicata sul Journal of Interpersonal Violence dal gruppo della Georgia State University di Atlanta coordinato da Dennis E. Reidy.
La ricerca si è basata sui dati relativi a 318 studentesse di cinque università degli Stati Uniti, raccolti nel periodo compreso fra luglio e ottobre 2020.
Le studentesse delle discipline scientifiche e tecnologiche (Stem) sono state distinte da quelle di altri ambiti, così come sono state distinte le specializzazioni a predominanza maschile rispetto a quelle con equilibrio di genere.
I risultati indicano che le donne che si specializzano nelle discipline Stem in cui il numero delle donne è pari a quello degli uomini, come chimica, biologia e matematica, hanno dovuto affrontare un numero di violenze o tentate violenze (non necessariamente da parte di uomini nel loro dipartimento) 3,4 volte superiore rispetto alle loro coetanee che non studiano materie scientifiche.
Questo, si legge nella ricerca, avviene indipendentemente da fattori come età, etnia, orientamento sessuale e consumo di droghe pesanti.
Secondo gli autori della ricerca, questa situazione costituisce una minaccia al mantenimento della parità di genere nelle discipline Stem, oltre che nella parità di genere più in generale.
Di conseguenza, "l'equilibrio di genere nelle Stem non dovrebbe incoraggiato senza considerare il possibile uso della violenza sessuale come mezzo di controllo sociale sulle donne".
Per una delle autrici della ricerca, Leah Daigle, "lo studio dimostra che il problema esiste, ma non ne esplora le cause: questo sarà il passo successivo".
La ricercatrice, del dipartimento di Criminologia della Georgia State University, ha inoltre osservato che, "se vedete un numero uguale di donne e uomini nelle vostre classi, potreste pensare che, per definizione, le donne vengano trattate equamente. Ma non è quello che mostra il nostro studio.
Dovrebbe essere un campanello d'allarme affinché le persone si rendano conto che anche quando le persone non sono in minoranza in un gruppo, possono comunque essere a rischio di discriminazione e danno".