Riceviamo e pubblichiamo:

 

Sventato il tentativo della Direzione generale ABAP del Ministero beni culturali di trasferire ‘segretamente’ a Lamezia le migliaia di cassette contenenti i reperti archeologici esito di 40 anni di ricerche svolte dalla Soprintendenza a Crotone e dintorni, costrette a lasciare i locali di Palazzo Morelli, il buon senso vorrebbe che, non disponendo il MiBACT di immobili in città ma essendo proprietario di due edifici storici a Capo Colonna (Case Messina e Sculco), quelli fossero adibite a spazi destinati alla conservazione e allo studio dei manufatti. Non di mero deposito di inerti si tratta, infatti, ma di oggetti che parlano e, se ‘interrogati’ sono in grado di raccontare ancora molto della celebre Kroton e di quanto l’ha, nel tempo, preceduta e seguita. Proprio in merito alle case Messina e Sculco ho scritto in settimana al MiBACT per deplorare che l’una va in rovina, mai aperta, perché malamente ristrutturata con l’APQ SPA 2.4 (2014) e l’altra per la mancata attivazione di un restauro ormai non più rinviabile, date le condizioni di fatiscenza in cui versa. Non vedo alternative né a Crotone, dove la ex Scuola di S. Francesco è ben lontana dal poter svolgere il compito che una scheda dello sciagurato progetto “Antica Kroton” le assegna, né sul Lacinio, dov’è impensabile fare spazio a migliaia di cassette di reperti accogliendole all’interno del Museo Archeologico Nazionale, progettato con la consueta lungimiranza privo di depositi. Chi chiama in causa i locali di quel museo destinati a bar e ristorante ignora, o finge di ignorare, che la Fondazione Odyssea, tagliato il cordone che la univa alla defunta Provincia e stipulato un accordo di rete che la lega per mezzo secolo a Jobel, Milontours e Orfeo, forte di un finanziamento regionale da 106.000 euro ottenuto nel 2015, si appresta (da allora!) a gestire i servizi aggiuntivi di entrambi i musei statali crotonesi per un quinquennio. I 5 anni non sono ancora iniziati, però, ma dovrebbero partire proprio nell’anno in corso. Nel frattempo lo Stato ha garantito, infatti, con il denaro dei cittadini, la lenta esecuzione delle modifiche e degli adattamenti alla nuova destinazione richiesti da Odyssea per svolgere il servizio previsto dal contratto stipulato fin da dicembre 2015. Così, mentre qualcuno si bea della lite per la sede della nuova micro-Soprintendenza che associa Catanzaro e Crotone incurante della storica rivalità, il destino del vero ‘tesoro’ archeologico crotonese resta incerto e sempre valido (ma inascoltato) il motto evangelico che ammonisce a non gettare le perle ai porci se non si vuole che quelli ne facciano scempio.



Margherita Corrado (M5S Senato - Commissione Cultura)