Venite a visitare la Calabria, il cibo è fantastico... ma dovrete cercarlo all’estero
Mentre il meglio del cibo parte, noi rimaniamo a fare i conti con sughi pronti e pane congelato
![Prodotti Calabresi](https://slyvi-tstorage.fra1.cdn.digitaloceanspaces.com/l227451748552_tml2901973907201_416344724693_1737357913849211.jpg)
Il turismo enogastronomico in Calabria è una promessa intrigante che, talvolta, si trasforma in un paradosso. Questa terra è sinonimo di eccellenze, prodotti che viaggiano dal Mediterraneo e in tutto il mondo. Ma, ironia della sorte, mentre il meglio del cibo parte, noi rimaniamo a fare i conti con sughi pronti e pane congelato.
L'inganno del turista
Immaginate la scena: un turista arriva speranzoso in Calabria, sognando un piatto di pasta con sugo fatto in casa, magari condito con un filo d’olio d’oliva appena spremuto. La realtà? Un menù che assomiglia più a un catalogo di prodotti preconfezionati che a un viaggio nella tradizione culinaria. Perché, parliamoci chiaro, esportiamo le nostre eccellenze e importiamo mediocrità. Alla fine, il messaggio sembra essere: "La vera Calabria gastronomica è disponibile, ma fuori dai confini regionali!"
Ma non è solo il turista a rimanere ingannato. Il problema colpisce soprattutto i calabresi, che vedono passare sotto il naso i prodotti migliori, destinati ai mercati esteri. Mentre l'olio extravergine d'oliva o i formaggi artigianali prendono la strada del Nord Europa, sugli scaffali dei supermercati locali troviamo imitazioni di bassa qualità. È come se la Calabria fosse un ponte culinario: i prodotti buoni partono, e quelli mediocri arrivano.
Il menù che si adegua ai gusti globalizzati
Nei ristoranti delle zone turistiche, il menù si adegua ai gusti globalizzati. Il risultato? Ricette tradizionali appiattite, fatte per soddisfare chiunque ma che non emozionano nessuno. Invece dei prodotti freschi locali, troviamo quelli surgelati provenienti da chissà dove; invece di marmellate artigianali, confetture industriali. E così, il turista torna a casa deluso, pensando che forse è meglio comprare un vasetto di 'nduja online. Ora, qualcuno potrebbe dire: “Ma forse altrove è peggio?”. Certo, altre regioni d’Italia hanno le loro contraddizioni, ma molte hanno saputo valorizzare il loro patrimonio enogastronomico trasformandolo in un’esperienza unica. Pensate alla Toscana e ai suoi percorsi del vino, all’Emilia Romagna con i suoi salumi o alla Puglia che vive di chilometro zero. Hanno capito che raccontare il cibo è parte della magia. E noi, invece? Spesso ci limitiamo a vendere, senza raccontare.
Valorizzare i prodotti locali e la stagionalità
Ma la Calabria può e deve fare meglio. I ristoratori devono cambiare approccio: valorizzare i prodotti locali, collaborare con i piccoli produttori, raccontare al cliente la storia di quel vino o di quell’olio. Un piatto non è solo cibo, è un’esperienza, una narrazione. E questa narrazione deve riflettere la stagionalità, le tradizioni e l’identità del territorio.
E poi, perché non riderci un po’ su? Potremmo creare un nuovo slogan turistico: "Venite in Calabria, il cibo è un mistero... ma se siete fortunati, troverete quello vero!" Oppure: "Per un’esperienza davvero autentica, seguite il camion che trasporta i prodotti locali verso il nord Europa". Amara ironia a parte, il turismo enogastronomico calabrese può essere un pilastro economico e culturale, ma solo se si ritorna alla qualità e all’autenticità. Basta cibi in scatola e scorciatoie: i turisti vogliono assaporare la Calabria vera, quella che sa di tradizione, di mani artigiane, di passione.
E soprattutto, i calabresi meritano di poter vivere questa autenticità ogni giorno, senza dover rincorrere i loro prodotti migliori su cataloghi esteri. Solo così possiamo trasformare la satira in realtà positiva e fare della nostra cucina una delle ragioni principali per visitare questa meravigliosa terra.