Laghi in visita a Maysoon Majidi desolata e depressa, il 18 settembre la prossima udienza
Continuiamo a starle vicino con lettere e cartoline e a sostenere la sua battaglia
Non migliorano le condizioni psicologiche di Maysoon Majidi, l'attivista curdo-iraniana accusata di essere una scafista, reclusa nel carcere di Reggio Calabria. Ed è proprio qui che il consigliere regionale, Ferdinando Laghi, le ha fatto nuovamente visita, soprattutto dopo la mancata concessione degli arresti domiciliari nella prima udienza che l'ha vista protagonista.
Le parole di Ferdinando Laghi
"Ho trovato Maysoon estremamente depressa, nel corso del nostro incontro ha pianto ripetutamente - ha dichiarato Laghi al termine della visita. - Al momento la giovane donna sta attendendo con speranza la prossima udienza fissata per il 18 settembre a Crotone, nel corso della quale proverà nuovamente a difendere la sua posizione in questo processo che la vede accusata di essere una scafista, proprio lei che si è sempre spesa per i diritti civili e che per questo ha corso gravissimi rischi in Iran".
"Voglio ringraziare tutti coloro che hanno accettato il mio invito a scriverle per farla sentire meno sola - ha continuato Laghi - Maysoon ha collezionato ben due pacchi di lettere e cartoline che certamente l'hanno rincuorata. Continuiamo a starle vicino e a sostenere la sua causa".
La vicenda di Maysoon Majidi
Maysoon Majidi, attivista curdo-iraniana, è da tempo una figura di rilievo nella lotta per i diritti civili, soprattutto in Iran, dove il regime spesso reprime brutalmente qualsiasi forma di dissenso. La sua storia è segnata dall'impegno per la libertà e la giustizia, battendosi per i diritti delle donne, delle minoranze e dei dissidenti politici. La sua determinazione l'ha esposta a gravi pericoli nel suo paese d'origine, tanto da costringerla a fuggire dall'Iran in cerca di sicurezza.
L'accusa e la detenzione
Nonostante il suo attivismo, la vita di Maysoon ha subito una svolta drammatica quando è stata arrestata in Italia con l'accusa di essere una scafista, cioè di partecipare al traffico di migranti. Le accuse si basano su sospetti riguardanti il suo coinvolgimento nel trasporto di persone attraverso il Mediterraneo, uno dei percorsi più pericolosi per i migranti in cerca di una vita migliore in Europa. Tuttavia, chi la conosce sottolinea come queste accuse siano in netto contrasto con il suo passato di attivista per i diritti umani, dipingendola come una vittima di un errore giudiziario.
Solidarietà internazionale
Il caso di Maysoon Majidi ha suscitato l'attenzione di diverse organizzazioni per i diritti umani e di attivisti in tutto il mondo, che vedono in lei non una criminale, ma una paladina della libertà. La sua vicenda evidenzia le complesse dinamiche che spesso colpiscono i migranti e i rifugiati, che sfuggono a situazioni di oppressione solo per trovarsi coinvolti in lunghe battaglie legali nei paesi di accoglienza. Il sostegno che Maysoon ha ricevuto da tutto il mondo, sotto forma di lettere e manifestazioni di vicinanza, ha dimostrato quanto sia potente la voce della solidarietà in situazioni di profonda ingiustizia.
Continuiamo a sostenerla
Per chiunque volesse scriverle, può farlo indirizzando le proprie missive a Maysoon Majidi presso Casa Circondariale "Panzera" di Reggio Calabria, Via del Carcere Nuovo - 15, 89133 Reggio Calabria.