"Io sono libero", il libro di Scopelliti tra verità e politica
Vita privata e professionale. C’è tutto o quasi, nel libro “Io sono libero”, in cui l’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, si racconta in un’intervista a cura di Franco Attanasio.
Il testo ripercorre anche alcuni fatti venuti fuori nel corso del processo, che risalgono al 2008 e 2009 quando era anche sindaco di Reggio Calabria, ma non solo: sanità, ‘ndrangheta e retroscena di una Calabria che fa paura e che tanto necessita d’essere aiutata.
La prefazione di Fini
Scopelliti, ad oggi in carcere per falso ideologico, sta scontando una pena di 4 anni e 7 mesi che lui stesso definisce “un abisso profondo che non riesci a superare” nel libro che racconta la sua figura di politico e di uomo grazie anche alla prefazione di Gianfranco Fini. Un contributo importante, infatti, quello dell’ex presidente della Camera che scrive di aver conosciuto ed iniziato a stimare Scopelliti intorno alla metà degli anni ’80: “Da sindaco, plebiscitato dai suoi concittadini, a governatore della regione, ha rafforzato il mio giudizio positivo sulla sua figura”. Per Fini, Scopelliti non avrebbe mai recitato il ruolo impostogli dalla carica che ricopriva “Era cosciente delle difficoltà e dei pericoli cui poteva andare incontro, ma ciò – continua la prefazione di Fini – non ha mai attenuato la sua ostinata caparbietà di non mollare. Per uno strano scherzo del destino questo libro va alle stampe in concomitanza con la tragicomica vicenda dei commissari della sanità calabrese, e per la quale la parola vergogna è la sola possibile”.
La sanità
E proprio sulla sanità, Giuseppe Scopelliti racconta della questione della chiusura di alcuni ospedali calabresi, per la precisione 18, per l’ottimizzazione della spesa sanitaria così come il blocco delle assunzioni
“Nella sola Piana di Gioia Tauro – denuncia Scopelliti – in molti evidenziarono che vi fossero sette ospedali a pochi chilometri di distanza, che effettuavano prestazioni ed operazioni chirurgiche inappropriate, ricoveri inopportuni, utili solo a garantire e giustificare il posto di lavoro, anche non necessario, piuttosto che un buon livello di tutela della salute dei cittadini. Erano definiti ‘presidi di morte’. In qualche ospedale erano a stipendio sei o sette cuochi, ma mancava il servizio di mensa”.
La 'ndrangheta
E poi c’è il dolente tasto della ‘ndrangheta, quella che Scopelliti definisce “la negazione della civiltà, della cultura e dell’umanità”. “Da sindaco – scrive ancora l’ex primo cittadino di Reggio Calabria– mi sono fortemente battuto per l’adozione di un provvedimento che, mai prima di allora, Reggio Calabria aveva conosciuto: l’assegnazione alla collettività dei beni confiscati alla criminalità organizzata. “Firmai io, da sindaco lo sgombero e l’attribuzione degli immobili occupati dai familiari delle principali cosche di ndrangheta del territorio di Reggio. Nessun altro prima di me l’aveva fatto”.
Commenti e nomi citati
A esprimere le proprie opinioni sul libro e sulle verità raccontate dall’ex governatore della Calabria, non solo politici ma anche giornalisti così come tanti di essi sono stati citati all’interno del volume stesso, come Silvio Berlusconi e Angelino Alfano oltre a Gasparri e La Russa di cui, aveva dichiarato Scopelliti, si sarebbe aspettato una visita in carcere. Resta ora la pena da scontare mentre il libro fa boom di acquisti su Amazon.