Il TAR del Lazio conferma lo scioglimento del Comune di Rende per infiltrazioni mafiose
La sentenza del TAR del Lazio: scioglimento legittimo per rischio di condizionamento mafioso
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Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha confermato la legittimità dello scioglimento del Consiglio Comunale di Rende, decretato dal Governo a seguito di un’indagine sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione amministrativa dell’ente.
La decisione del TAR, pubblicata il 25 febbraio 2025, ha respinto i ricorsi presentati contro il provvedimento di scioglimento, evidenziando che la misura adottata dal Ministero dell'Interno fosse basata su elementi concreti e riscontri oggettivi. Secondo il tribunale amministrativo, il rischio di condizionamento mafioso era reale e fondato, rendendo necessaria l'interruzione anticipata del mandato dell’amministrazione comunale per tutelare la legalità e il buon andamento della pubblica amministrazione.
Le motivazioni dello scioglimento: ingerenze della criminalità organizzata
nell’amministrazione comunale
Lo scioglimento del Comune di Rende era stato disposto dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero dell’Interno, dopo un’approfondita indagine condotta dalla Prefettura di Cosenza e dalle forze dell’ordine.
Dagli accertamenti era emerso che l'amministrazione comunale avrebbe subito ingerenze da parte di soggetti vicini alla ‘ndrangheta, con particolare riferimento alla gestione di appalti pubblici e concessioni di strutture comunali.
Tra i punti critici segnalati nella relazione prefettizia e confermati dal TAR del Lazio, spicca l'affidamento della gestione del Palazzetto dello Sport di Rende a una persona considerata vicina ad ambienti mafiosi. Secondo gli inquirenti, questa concessione sarebbe stata il frutto di uno scambio di favori elettorali, con l’obiettivo di garantire voti in cambio di vantaggi economici e amministrativi.
Il processo "Malarintha" e l’assoluzione dell’ex sindaco Marcello Manna
Un elemento centrale nel dibattito sulla legalità dell’amministrazione comunale di Rende è stato il processo "Malarintha", scaturito da un’inchiesta avviata nel novembre 2022. L’operazione aveva ipotizzato un sistema di scambio di favori tra la politica locale e la criminalità organizzata, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso rivolta all'ex sindaco Marcello Manna e ad altri esponenti politici locali.
Tuttavia, nel dicembre 2024, il GUP di Cosenza ha assolto con formula piena Marcello Manna, ritenendo che le prove a suo carico fossero insufficienti per dimostrare un’effettiva collusione con la ‘ndrangheta. La sentenza ha fatto cadere tutte le accuse nei suoi confronti, determinando un ribaltamento delle ipotesi accusatorie iniziali.
Nonostante questa assoluzione, il TAR del Lazio ha confermato lo scioglimento del Comune di Rende, specificando che la misura non era legata a responsabilità penali individuali, ma a una valutazione complessiva dell’operato dell’amministrazione e del contesto in cui operava. Il tribunale ha ribadito che, anche in assenza di condanne definitive, lo scioglimento resta giustificato dalla necessità di prevenire infiltrazioni mafiose negli enti pubblici.
Le reazioni alla sentenza del TAR e il futuro amministrativo di Rende
La decisione del TAR del Lazio ha generato forti reazioni politiche e istituzionali. Da un lato, le autorità nazionali e locali hanno sottolineato l’importanza del provvedimento per garantire la trasparenza e l’integrità della pubblica amministrazione. Dall’altro, esponenti politici locali e sostenitori dell’ex sindaco Manna hanno criticato la sentenza, ritenendo che lo scioglimento del Consiglio Comunale fosse una misura eccessiva, specialmente alla luce dell’assoluzione ottenuta nel processo "Malarintha".
Per il momento, il Comune di Rende rimarrà commissariato fino alla scadenza del periodo previsto per la gestione straordinaria. Successivamente, verranno indette nuove elezioni amministrative, che permetteranno ai cittadini di eleggere una nuova amministrazione. Nel frattempo, le autorità continueranno a monitorare la situazione per evitare il ripetersi di fenomeni di infiltrazione mafiosa.
Un caso che solleva interrogativi sul rapporto tra giustizia amministrativa e penale
Il caso di Rende evidenzia una problematica complessa e dibattuta nel panorama giuridico italiano: lo scioglimento di un ente locale per infiltrazioni mafiose può avvenire anche in assenza di condanne definitive, basandosi su una valutazione amministrativa del contesto e dei rischi di condizionamento criminale.
Questa discrepanza tra giustizia penale e amministrativa continua a generare discussioni e polemiche, in particolare nei territori dove il confine tra politica e criminalità organizzata risulta più sfumato. Tuttavia, la sentenza del TAR del Lazio ribadisce un principio fondamentale: la tutela della legalità nelle istituzioni deve prevalere su ogni altra considerazione.