Un passo storico importante che concretizza anni di lotte per la comunità LGBTQI: dall’11 Aprile sarà possibile utilizzare l’opzione “X” come identificativo di genere sui passaporti, per coloro che non si rappresentano nella categoria maschile o femminile, ma preferiscono considerarsi "non binari".

Mentre l’Italia affondava la proposta del DDL Zan, gli Stati Uniti mettevano sul tavolo le proposte riguardanti l’inserimento dell’opzione “X” o “Altro” all’interno dei documenti di identità già da giugno 2021.

"Il dipartimento di Stato ha raggiunto un'altra pietra miliare nel nostro lavoro per servire meglio tutti i cittadini statunitensi, indipendentemente dalla loro identità di genere" ha affermato il segretario di stato Antony Blinken.

Con l’inclusione di Sam Brinton, transgender tra le nomine per il dipartimento di Energia, l’amministrazione Biden si era già presentata come propensa all’inclusione totale delle comunità LGBT nel mondo e la condanna alle politiche anti-Lgbtqi+, oltre che ad attuare delle leggi mirate ad infliggere sanzioni più severe come conseguenza a episodi omofobi o transfobi.

Attualmente il governo statunitense sta lavorando a delle azioni di sostegno alla comunità transgender, quali supporto psicologico dei bambini transessuali e ad un miglioramento della rappresentazione dei dati per le persone transgender.

Questa presa di posizione deve essere considerata sulla base del fatto che ancora in 67 Paesi i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso vengono puniti per legge con pene carcerarie fino all’ergastolo.

L’altra faccia della medaglia, però, mostra una realtà ben diversa. Undici Paesi al mondo, infatti, avevano già incluso l’opzione “X” all’interno dei documenti di identità, come Canada, Germania, Argentina, India, Nepal e Pakistan.