Un campo lontano, ma vicino al cuore della storia

Ferramonti di Tarsia, il più grande campo di internamento fascista in Italia, sorgeva in una remota area della Calabria nella provincia di Cosenza. Inaugurato nel giugno del 1940, non fu un campo di sterminio, ma un luogo di detenzione per ebrei, stranieri considerati nemici, e altri perseguitati dal regime. Qui, sotto il sole cocente dell’estate e il freddo pungente dell’inverno calabrese, uomini, donne e bambini vennero strappati alle loro vite, costretti a vivere in condizioni precarie, circondati dal filo spinato.

Eppure, Ferramonti è anche una testimonianza di umanità in un’epoca di barbarie. La comunità locale, nonostante le difficoltà della guerra, mostrò solidarietà verso i detenuti, aiutandoli con cibo, vestiti e conforto. Non c’erano camere a gas o forni crematori, ma la paura, la fame e l’isolamento lasciavano cicatrici profonde.

Ricordare per non dimenticare

In questa Giornata della Memoria, il campo di Ferramonti ci ricorda che la Shoah non fu solo il risultato delle crudeltà perpetrate nei grandi campi di sterminio dell’Europa dell’Est, ma anche di una rete capillare di oppressione e disumanizzazione che attraversò tutto il continente. Ferramonti non è Auschwitz, ma è un tassello della stessa storia di dolore e perdita.

Oggi, il campo è stato trasformato in un museo della memoria, un luogo dove risuonano le voci del passato e dove le nuove generazioni possono imparare le lezioni della storia. Tra le testimonianze dei sopravvissuti, emerge una richiesta unanime: non dimenticare.

Un monito (inascoltato) per il presente

In un mondo che sembra dimenticare troppo in fretta, Ferramonti di Tarsia ci invita a fermarci e riflettere. La Giornata della Memoria non è solo un esercizio di ricordo, ma un richiamo alla responsabilità. Perché, come ci insegnano quei volti dietro il filo spinato, ogni piccolo atto di solidarietà può essere un faro anche nei tempi più bui. La storia di questo posto ci parla ancora, silenziosamente ma con forza. È nostro dovere ascoltare, custodire e tramandare il suo messaggio.