"Questo è il sangue di mio figlio. Lo hai ammazzato, aveva 15 anni. Cosa dovrei provare per te?" sono le parole di disperazione di un padre ucraino che mostra le mani ricoperte del sangue di quello che era il suo bambino, ad un soldato russo, ucciso dall’ennesimo bombardamento di una guerra che sembra non voglia porre pace.


Si chiama Vitaly Selevny, il papà ritratto in un’immagine che rende viva l’idea dell’atrocità che la guerra infligge all’essere umano. La voce spenta dal dolore, le mani coperte di sangue messe in vista di fronte al volto di un soldato russo, prigioniero dei militari di Kiev. Suo figlio si chiamava Denis, aveva 15 anni e non era altro che un ragazzo che stava aiutando gli animali dello zoo di Kharkiv, il Feldman Ecopark, a rimanere in salvo dai trivellamenti dei bombardamenti russi.


A testimoniare la terribile vicenda è Bjrn Stritzel del quotidiano tedesco Bild, che ha reso pubblica la storia tramite una serie di immagini.


La città è attualmente scenario di pesanti lotte tra le forze russe e la resistenza ucraina. A rimanere colpita dagli attacchi anche l’Ecoparco, quasi interamente distrutto, che vedeva i lavoratori e i volontari impegnati nell’evacuazione degli animali rimasti intrappolati tra le macerie.

Tra questi, c’era anche il buon cuore di Denis, che con il coraggio di un 15enne ha aiutato a salvaguardare la vita di questi animali, non sapendo, però, di aver messo in grave pericolo la propria. Sarà, infatti, uno sparo alla gamba a recidergli l’arteria femorale, causandogli la morte dovute alla forte emorragia, che macchierà le mani dei genitori, i quali hanno lottato fino alla fine per la salvezza del proprio bambino.


E forse è proprio quella scena drammatica ad aver zittito l’animo di Vitaly, che con un filo di voce chiede ad un soldato russo “cosa dovrebbe provare” nei confronti di chi ha messo fine alla vita che lui stesso aveva messo al mondo.