Sanità in Calabria: tra ospedali fantasma e ambulanze senza medici, la "commedia" che diventa tragedia
Un settore che dovrebbe rappresentare il pilastro della tutela dei cittadini.
La sanità in Calabria, nel 2024, è un terreno minato. Un settore che dovrebbe rappresentare il pilastro della tutela dei cittadini si presenta, invece, come un groviglio di problemi irrisolti, sprechi milionari e situazioni paradossali. È quasi surreale pensare che, in un’epoca di avanzamenti tecnologici e di cure sempre più mirate, in Calabria si rischia ancora di morire per assenza di ambulanze adeguate, ospedali chiusi o sale operatorie vecchie come i dinosauri.
Ospedali allagati e reparti da film horror
Chi non ricorda le immagini degli ospedali calabresi allagati dopo una pioggia un po' più intensa? Che poi, chiamarli ospedali è quasi un complimento. Ci sono strutture talmente obsolete che sembrano set cinematografici di un horror anni ’80: muri scrostati, attrezzature fuori uso, letti che cigolano come se implorassero una pensione anticipata. E non dimentichiamoci delle sale operatorie: datate, arrugginite, tanto da sembrare uscite da un manuale di archeologia medica.
Le promesse di ammodernamento? Puntuali come un treno che non parte mai.
Politici e dirigenti, in giacca e cravatta, continuano a tagliare nastri di progetti che non vedranno mai la luce o che, una volta realizzati, non avranno personale per funzionare. La costa tirrenica e la ionica, due perle del Sud Italia, sono di fatto abbandonate: chilometri di territorio senza un punto di pronto soccorso degno di questo nome. E l’entroterra? Beh, quello è un buco nero dove la sanità si è persa anni fa e non ha mai trovato il GPS per tornare.
Ambulanze senza medici e ospedali chiusi: il triste bilancio
Tra i simboli più ridicoli – ma anche tragici – della mala sanità calabrese troviamo le ambulanze. Non è raro che i mezzi di soccorso si presentino sul luogo di un’emergenza senza un medico a bordo. E quando il medico c’è, forse mancano i medicinali. Una roulette russa in cui il malcapitato deve pregare che il personale sappia almeno guidare l’ambulanza.
Non parliamo poi degli ospedali chiusi, che sono diventati una sorta di monumento all’incompetenza gestionale. Strutture costruite, mai completate, lasciate al degrado, ma che continuano a costare alla Regione milioni di euro l’anno. Si è mai chiesto qualcuno chi abbia firmato questi progetti inutili? Eppure, nel frattempo, la sanità privata cresce come un fungo: saranno coincidenze?
Un settore che divora milioni senza offrire nulla
Ogni anno, il settore sanitario calabrese costa alla regione cifre da capogiro. Milioni di euro spesi per risultati che definire deludenti sarebbe un eufemismo. Forse ci siamo spiegati così bene il perché della nascita di così tante strutture sanitarie private: qualcuno doveva pur approfittare del caos. E mentre i calabresi cercano risposte, i viaggi della speranza verso il Nord Italia continuano, alimentando il paradosso di una regione che, pur spendendo tanto, non riesce a garantire i servizi essenziali.
Calabria News 24: daremo voce alla vostra indignazione
Come Calabria News 24, non possiamo risolvere i problemi della sanità calabrese. Non possiamo riaprire ospedali, riqualificare sale operatorie o riempire le ambulanze di medici. Ma possiamo fare una cosa: dare voce alla vostra indignazione. Segnalateci le situazioni di degrado, di abbandono, di malagestione. Racconteremo le vostre storie, con la speranza di smuovere qualche coscienza.
Perché, diciamocelo chiaramente, non si può morire di mala sanità nel 2024. Non si può accettare che una regione con un potenziale straordinario venga continuamente calpestata da incompetenza, sprechi e mancanza di visione.
Un futuro migliore è possibile?
La risposta sta nelle mani di chi dovrebbe fare il proprio dovere, ma anche nella capacità di cittadini e media di non rassegnarsi. La sanità calabrese può risorgere solo con una gestione trasparente, investimenti mirati e un controllo serio sull’operato di chi prende decisioni. Fino ad allora, continueremo a raccontare, con ironia e amarezza, la tragicommedia della sanità calabrese, sperando che, prima o poi, qualcuno decida di cambiare il copione.