Omicidio Ruffolo: Le Dinamiche, i Protagonisti - gli Sviluppi del Caso di Cosenza
L'omicidio di Giuseppe Ruffolo nel 2011 a Cosenza: dagli interessi della ‘ndrangheta ai conflitti personali, fino ai recenti sviluppi giudiziari su Roberto Porcaro.
I fatti sull’omicidio di Giuseppe Ruffolo
L’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto nel settembre 2011 a Cosenza, è un caso che ha rivelato profonde connessioni con la criminalità organizzata calabrese. Il delitto si è consumato nella zona di Città 2000, un quartiere di Cosenza, e da subito ha attirato l’attenzione degli inquirenti per il coinvolgimento di figure legate alla ‘ndrangheta.
I dettagli del delitto
Giuseppe Ruffolo fu assassinato a colpi di pistola calibro 7,65. Dopo l’agguato, i responsabili bruciarono lo scooter utilizzato per il delitto, un’Aprilia Scarabeo 500, nel tentativo di eliminare prove compromettenti. Le indagini successivamente accertarono che il mezzo era nella disponibilità di Massimiliano D’Elia, indicato come l’esecutore materiale dell’omicidio.
Oggi si svolge un’udienza cruciale presso il Tribunale della Libertà riguardante Roberto Porcaro, considerato il possibile mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto nel 2011 a Cosenza. Porcaro, legato alla cosca ‘ndranghetista “Lanzino-Patitucci”, potrebbe essere formalmente coinvolto in un caso per il quale Massimiliano D’Elia è stato già condannato in via definitiva a 17 anni e 4 mesi di reclusione, in seguito a una pena iniziale di 28 anni e 6 mesi.
Le accuse a carico di Porcaro
L’impianto accusatorio attribuisce a Roberto Porcaro un ruolo centrale nella pianificazione del delitto, in cui avrebbe dato il consenso all’uccisione di Ruffolo. L’omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe stato motivato dall’interesse della cosca nel proteggere i propri guadagni illeciti. Ruffolo, insieme al padre, avrebbe condotto attività di usura senza l’autorizzazione del clan, privando così la cosca di una parte dei profitti che avrebbero dovuto confluire nella “cassa comune”. Questo avrebbe spinto i vertici della criminalità organizzata a ordinare la sua eliminazione, con Porcaro identificato come principale mandante.
Due moventi distinti
Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro hanno portato alla luce due possibili motivazioni dietro il delitto:
- Conflitti personali: Alcuni collaboratori di giustizia hanno indicato che l’omicidio sarebbe riconducibile a vecchie dispute, come una sparatoria avvenuta nel 2006 presso il locale “B-Side” e litigi risalenti al 2009.
- Interessi economici della cosca: Altri pentiti hanno invece evidenziato come il delitto fosse legato direttamente alla tutela delle attività illecite del clan, con Ruffolo percepito come una minaccia per la gestione finanziaria della ‘ndrangheta.
Le prove contro Massimiliano D’Elia
Massimiliano D’Elia, identificato come esecutore materiale dell’omicidio, è stato condannato grazie a diverse prove ritenute solide:
- La disponibilità di uno scooter utilizzato durante il delitto e successivamente trovato bruciato.
- Dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ritenute credibili dalla Corte d’Assise di Cosenza.
- La presenza di rancori personali tra D’Elia e Ruffolo, sfruttati dal clan per orchestrare l’eliminazione della vittima.
Nonostante gli sforzi della difesa per dimostrare l’innocenza di D’Elia, i suoi alibi e le testimonianze a favore non sono stati considerati sufficientemente affidabili.
Il ruolo di Roberto Porcaro
Porcaro, difeso dall'Avvocato Mario Scarpelli, descritto come una figura di spicco nella cosca “Lanzino-Patitucci”, era stato inizialmente scarcerato dal Tribunale del Riesame per insufficienza di prove. Tuttavia, le nuove indagini potrebbero ribaltare la situazione. Se il Tribunale della Libertà confermasse il suo coinvolgimento, Porcaro potrebbe affrontare un procedimento giudiziario che ne sancirebbe un ruolo di primo piano nel caso.
L’attesa per l’esito
L’udienza odierna rappresenta un punto di svolta nel caso Ruffolo, che intreccia vendette personali e interessi della criminalità organizzata. La decisione del Tribunale della Libertà sarà determinante per chiarire le responsabilità e potrebbe segnare un passo importante nella lotta contro la ‘ndrangheta a Cosenza.
I prossimi sviluppi saranno fondamentali per definire il destino di Roberto Porcaro e per chiudere un capitolo complesso della giustizia calabrese.