Camigliatello Silano(CS): dopo 70 anni chiude il primo storico bar della Sila

Dopo 70 anni chiude il primo storico bar di Camigliatello silano.
Il bar Pantusa, all’ingresso della bella stazione turistica della Sila, ha chiuso i battenti. L’85 enne titolare, Romualdo Pantusa, non ce l’ha fatta più, è stanco, per la prima volta dopo sette decenni non sarà il punto di riferimento dell’estate.
Romualdo aprì il bar nel 1950, quando a Camigliatello c’erano giusto un paio di baracche in legno, l’energia elettrica non c’era ancora, nella zona lavoravano diverse segherie, la locomotiva a vapore delle Calabro-Lucane da Cosenza arrivava a Camigliatello ma si fermava qui. Qualcuno già coltivava le patate, le pecore si vedevano qua e là sui prati.
Da lì a poco sarebbe stato realizzato il lago artificiale “Cecita”, ma la povertà era diffusissima, la neve arrivava anche a 2 metri d’altezza e rimaneva per le strade per mesi. Operai e pastori erano i clienti del Bar Pantusa, ma mancando l’energia elettrica, la macchinetta veniva scaldata dai carboni accesi!
Romualdo era sempre in servizio, d’estate come sotto il ghiaccio del lunghissimo inverno silano.
A metà anni ‘50 con i primi effetti della “Legge Sila” voluta qualche anno prima da De Gasperi, si vedono le prime strade, mentre parte la riforma agraria e nasce l’Opera Valorizzazione Sila. Finiscono gli anni di miseria e isolamento. Parte la lunga stagione del rimboschimento, ai contadini si comincia a dare un fazzoletto di terra da coltivare. Nascono i villaggi rurali.
Romualdo assiste al boom degli anni ‘60, mentre il suo bar diventa meta privilegiata del turismo d’élite che preferiva la montagna, vengono costruiti i primi alberghi. Ma la vera rivoluzione la porta la Strada di Grande Comunicazione, la 107 “silana-crotonese”: è il vero grande boom per Camigliatello, esplode il turismo di massa, i cosentini costruiscono ville e villini, arrivano i turisti dalla Sicilia e dalla Puglia. Gli impianti sportivi e la stazione sciistica richiamano migliaia di turisti da tutta Italia.
Romualdo non tiene mai chiuso il bar, non conosce riposo, per tutti è quel signore cortese, gentile, sempre disponibile.
Il Bar Pantusa è arrivato fino al 2020 senza mai un’interruzione o un giorno di chiusura. Romualdo però per questa estate non c’è: saracinesche tristemente abbassate, lui è lì fuori, come se volesse improvvisamente riaprire e preparare il suo apprezzatissimo caffè. Vorrebbe, ma sa che non può, che non deve.
Tempus fugit, il tempo fugge via, e ci scivola fra le dita: sembra passato un attimo, e invece è trascorsa la nostra intera vita. Sed fugit interea fugit irreparabile tempus (Georgiche, III, 284): ma intanto fugge, irreparabilmente fugge il tempo.
Romualdo lo sa, lo ha capito, e quella saracinesca non potrà riaprirla più.
Lo vediamo per caso sul marciapiede del suo bar all’ingresso di Camigliatello. Timido e impacciato, ci risponde con cordialità, ci riconosce come suoi clienti. Capitava, andando a Cosenza, di fermarsi al suo bar per un buon caffè.
Oggi, però, abbiamo visto un altro Romualdo: “ho finito, ringrazio Dio per il tempo che mi ha dato, ho lavorato tanto, già da ragazzino, al bar o con mio padre nei campi. Ora devo riposare, il mio tempo è passato”.
Si commuove, Romualdo, si commuove veramente. Dopo 70 anni il primo barista di Camigliatello ha appeso la chiave del suo bar al chiodo. È finita un’epoca.
Franco Laratta
Giornalista, già parlamentare