Calabria: interrogazione della Ferro (FDI) per la riduzione della scorta al procuratore Manzini dopo le minacce del boss Mancuso
“E’ davvero inconcepibile che dopo le gravi minacce ricevute da Pantaleone Mancuso, boss di una delle più potenti e sanguinarie cosche di ‘ndrangheta, al procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini sia stata ridotta la scorta”. E’ quanto asserisce il segretario della Commissione parlamentare antimafia Wanda Ferro, “Ricordo – prosegue ancora la Ferro - che il 31 ottobre scorso, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, ha avuto inizio il processo a carico di ‘Scarpuni’, in cui la dottoressa Manzini è persona offesa, per il delitto di oltraggio e minaccia aggravata dal metodo mafioso. Durante un’udienza nell’aula bunker di Vibo Valentia, infatti, Mancuso, collegato in videoconferenza dal carcere, ha gravemente minacciato la dottoressa Manzini che, applicata alla Dda di Catanzaro, stava sostenendo l’accusa nel processo contro la cosca. Dopo quelle gravissime minacce mafiose, culminate nella frase emblematica “fai silenzio ca parrasti assai”, alla dottoressa Manzini è stata elevato il livello di protezione. E’ poi emerso pochi giorni fa in udienza il contenuto di una intercettazione in carcere, in cui Mancuso esprimeva ai propri familiari un astio profondo nei confronti della dottoressa Manzini, circostanza contenuta in una informativa di pg trasmessa alla Procura nel 2018. Sono espressioni preoccupanti, che dimostrano il risentimento e la sete di vendetta da parte del capo di una delle cosche mafiose più pericolose al mondo. Eppure a soli quindici giorni dall’inizio del processo alla dottoressa Manzini è stato ridotto il livello di protezione da secondo a terzo grado. In sostanza il magistrato può contare su un solo uomo di tutela, nonostante sia in cima alla lista nera della cosca, e ciò rende evidente il rischio per la sua incolumità e per quella degli uomini delle forze dell’ordine che hanno il compito di proteggerla. Rivolgerò immediatamente una interrogazione al ministro dell’Interno, affinché venga ripristinata una tutela adeguata ad un magistrato da sempre in prima linea contro la ‘ndrangheta”.