A quasi un anno di distanza dall’entrata in vigore della legge regionale 9/2018 la cosiddetta legge “anti ‘ndrangheta”, possiamo affermare che contrariamente a quanto sostiene il presidente della Commissione speciale Arturo Bova, nulla è cambiato se non in senso peggiorativo rispetto ad una legge regionale che pur essendo trionfalmente considerata dallo stesso Bova all’avanguardia,  non costituisce né una reale soluzione al contrasto alle ludopatie né altrettanto risolutiva in materia di contrasto alla diffusione della illegalità.  “Le dichiarazioni di Bova –  sottolinea Distante - non fanno alcun seguito all’avvio di un dialogo con le associazioni di categoria sul quale avevamo registrato la massima disponibilità. Ci rendiamo conto che in politica non esiste alcuna conseguenzialità e altrettanta concretezza ma solo propaganda e l’inutile effluvio di parole, dopo l’audizione e la dichiarata unità di intenti che lo stesso Bova aveva auspicato nel corso dell’audizione di maggio”. “Resta il fatto che la normativa vigente ha introdotto in Calabria non solo una pessima legge, ma una forma di proibizionismo del tutto anacronistica il cui risultato è quello di incentivare la diffusione della illegalità.  Quanto al contrasto alle ludopatie inviteremmo lo stesso consigliere Bova a riportare numeri e percentuali sui risultati ottenuti semmai in possesso dei casi registrati dal servizio sanitario calabrese”. “Lo stesso Bova quando parla di verbali per decine di migliaia di ero per slot illegali e posizionate nei centri cittadini conferma plasticamente ciò che abbiamo più volte avuto modo di ribadire sulla diffusione della illegalità in presenza di norme espulsive del sistema del gioco legale”.  “In altre occasioni abbiamo evidenziato come l’applicazione del “distanziometro” per altre tipologie di apparecchi da intrattenimento che non prevedono vincite in denaro (flipper, calciobalilla e videogames) risulti un vero e proprio autogol per la Calabria intera e per lo sviluppo dell’industria  ricettiva. A questo si aggiunge la limitazione degli orari financo per gli esercizi commerciali che ospitano questa tipologia di apparecchi e la rimozione immediata degli apparecchi dai bar”.  “Il nostro obiettivo - dichiara il presidente Sapar, Distante – resta quello di salvaguardare gli investimenti delle piccole e medie imprese che Bova evidentemente ignora, garantire il mantenimento di oltre 6mila posti di lavoro e sostenere il contrasto alle ludopatie, in piena intesa con i Serd, le associazioni e le organizzazioni settoriali che si occupano del problema, attraverso provvedimenti mirati e azioni condivise in grado di coniugare le esigenze di tutti, sia sul piano sociale che su quello economico a tutela  dei gestori e degli esercenti oltra alla salvaguardia dei posti di lavoro”.  “A differenza di Bova – conclude Distante – noi abbiamo a cuore le sorti dei lavoratori del settore che rischiano di rimanere disoccupati, e al contempo abbiamo il dovere morale di occuparci di tutte quelle persone, ma anche se fosse solo una, che soffrono di patologie legate alla dipendenza dal gioco attraverso corsi di formazione e attività di sensibilizzazione”.