Stefano Cirillo vittima di un agguato? Cosa è accaduto al 21enne ucciso nel reggino
Stefano Cirillo, poco più che 20enne ed originario di Cinquefrondi, è stato freddato nella solitudine delle campagne reggine
La Calabria e quel “male” intrinseco
Calabria, terra bella e maledetta: a tenere banco, nonostante la resilienza di abitanti e giovani, soprattutto i più piccoli, che lottano per costruire un futuro economicamente e socialmente migliore, è sempre quel male intrinseco, più profondo delle radici dei nostri alberi, che ci fa arrancare e ci sbatte, ancora una volta, la triste realtà in faccia. Quella di essere il terreno fertile della malavita, degli agguati, della criminalità organizzata, della mafia o della ‘ndrangheta.
Definiamola pure come preferiamo, con termini accademici che studiano il fenomeno o quelli spicci di chi, ogni giorno, la guarda in faccia e ci convive (o la combatte). Quello che è certo, ancora oggi, è che la mafia resta sempre una “montagna di merda”, come diceva Peppino Impastato. E che i regolamenti di conti, purtroppo, sono all'ordine del giorno.
Perde la vita un altro giovane
E la mafia, quella maledetta che dai paesini sperduti del Mezzogiorno ha poi conquistato tutto il mondo, ha mietuto un'altra vittima: un ragazzo, di soli 21 anni, è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola nel reggino ed è caduto a terra, come un sacco di patate, come un girasole che ha cercato la luce ma era in pieno eclissi. Una giovane uomo che non diventerà mai adulto, che non potrà trovare -o ritrovare la sua strada -, che non potrà riscattarsi da quel contesto che tutto fa seccare e crea solo “terra bruciata”.
Stefano Cirillo
Un colpo alla testa nelle campagne reggine
Cosa è accaduto, davvero, nella notte del 14 novembre, nel piccolo comune di San Pietro di Caridà? Stefano Cirillo, poco più che 20enne ed originario di Cinquefrondi, è stato freddato nella solitudine delle campagne reggine, in contrada Monsoreto. Un colpo alla testa, l'esplosione dell'arma da fuoco, la segnalazione alle forze dell'ordine ed il ritrovamento. Finisce così la vita di Stefano, già con precedenti per oltraggio a pubblico ufficiale, ma che meritava comunque di avere una possibilità, come tutti.
Il movente resta un mistero, ma si parla comunque di una faida per il taglio dei boschi nel reggino. Una supremazia non rispettata? Uno spazio occupato “senza il permesso” di qualcuno influente? O, più semplicemente, un agguato perché il giovane era troppo scomodo? Saranno le indagini - e l'autopsia che verrà eseguita nei prossimi giorni nell'ospedale di Locri - a dare, forse una risposta. Intanto la Calabria, quella bella e maledetta, piange un altro giovane.