"Pippo Callipo, nel commentare il mio passaggio al Gruppo Misto, sottace la questione politica

che ho posto pubblicamente, anche intervenendo (non nei corridoi

o in qualche stanza opaca) in Consiglio regionale, che non

afferisce a prebende o cupidigie personali, e a cui lui,

purtroppo, da leader del movimento non ha saputo dare una

risposta politica, credo più per incomprensione della vicenda

che per mala fede". Lo afferma Francesco Pitaro replicando a

Pippo Callipo.

  "Ora - prosegue - si dà il caso che io non sia un suo

dipendente, che lui può redarguire o peggio espellere (perché ha

il torto di non pensarla allo stesso modo), e che, dunque, possa

permettermi autonomia di pensiero e di giudizio. Dunque: di tre

postazioni istituzionali spettanti all'opposizione

(Vicepresidenza e Segretario Questore dell'Ufficio di Presidenza

e Presidenza della Commissione Vigilanza) era logico che una

postazione dovesse contemplare una rappresentanza dell'area

centro, che coincide con tra province (Catanzaro, Crotone e

Vibo) su cinque. Potevo non essere io il prescelto, ma un

consigliere del Pd (o di Dp) e il collega Luigi Tassone, anche

lui poco incline ad ubbidir tacendo, per tempo aveva posto la

stessa esigenza. Cosi non è andata. E francamente io, non avendo

padroni né alcun desiderio di subire accordi non condivisi, né

la voglia di trascorrere l'attività di consigliere in

mediazioni, demagogie e indugi o assecondando scelte che non mi

piacciono, ho tratto le debite conclusioni e mi sono iscritto al

Gruppo misto. Non potevo certo far passare come un fatto di

routine un accordo che non mi ha visto coinvolto e che non ha

tenuto conto della rappresentatività istituzionale dell'area

centro incluso Catanzaro capoluogo della Calabria. Su    quello

schema ho votato scheda bianca in Consiglio. Niente di personale

verso i consiglieri designati a cui auguro buon lavoro, ma

saltare il criterio oggettivo della territorialità e non

riconoscere pari dignità all'area centro, è stato sufficiente

per  indurmi a riconsiderare la mia collocazione in Consiglio.

Per me, fare politica è anzitutto rispettare il mandato che mi è

stato assegnato dal mio elettorato e, di conseguenza, tutelare e

valorizzare l'area della Calabria che, a incominciare dal suo

capoluogo di regione, da troppo lungo tempo non riceve le giuste

e dovute attenzioni. Una Calabria attraversata da spinte

centrifughe dovrebbe puntare sul potenziamento dell'area centro,

piuttosto che seguitare a indebolirla, e ritrovare quella

coesione istituzionale, economica e sociale senza la quale

l'intero sistema-regione genera diseconomie, poca  credibilità

nel confronto con le istituzioni nazionali ed europee e scarso

appeal per gli investitori".

  "Resto, ovviamente - conclude Pitaro - nel campo che

l'elettorato mi ha assegnato, quello dell'opposizione, da cui il

mio impegno si dispiegherà in coerenza con il mio carattere e le

idee di rinnovamento della politica a partire dai metodi e dai

criteri con cui si assumono le decisioni".