Acri: il Sindaco Capalbo cancella la cittadinanza onoraria a Mussolini
A 80 anni dalla Liberazione, il Consiglio comunale di Acri revoca all’unanimità il riconoscimento concesso al Duce nel 1924: “Atto doveroso di giustizia storica e morale”

Una cittadinanza onoraria che durava da oltre un secolo
Nel 1924, il Comune di Acri, come molte altre amministrazioni italiane dell’epoca, aveva conferito la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, allora Presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Un gesto emblematico dell’adesione al regime fascista, consolidato poi da vent'anni di dittatura. Oggi, a distanza di oltre un secolo, e in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, il Consiglio comunale della cittadina calabrese ha deciso all’unanimità di revocare questo titolo. La mozione è stata presentata da Domenico Intrieri, presidente del Consiglio comunale, e sostenuta da tutte le forze politiche locali, con un voto compatto che ha voluto ribadire i valori democratici e antifascisti su cui si fonda la Repubblica Italiana.
La revoca è stata motivata non solo dalla volontà di rimuovere un simbolo legato a un regime autoritario, ma anche dal desiderio di allinearsi a un sentimento sempre più condiviso in molte città italiane. “Non è una riscrittura della storia, ma un atto di giustizia morale”, ha dichiarato Intrieri durante la seduta consiliare. L’iniziativa si inserisce in un più ampio contesto nazionale, che vede negli ultimi anni numerosi comuni impegnati a fare i conti con le eredità simboliche del ventennio fascista.
Una scelta dal forte valore educativo e istituzionale
Il dibattito sulla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini non è nuovo, ma acquista una risonanza particolare quando si colloca in coincidenza con l’anniversario della Liberazione. Per il Comune di Acri, questa decisione rappresenta un momento di riflessione e un chiaro messaggio rivolto alle nuove generazioni: la condanna del fascismo non può limitarsi ai libri di storia, ma deve trovare espressione anche nei simboli civili e istituzionali. Il provvedimento, infatti, è stato descritto come un “atto pedagogico”, capace di rinsaldare l’identità democratica della comunità.
Nonostante si tratti di una revoca simbolica, il gesto assume un’importanza concreta nel riaffermare il distacco delle istituzioni locali da un passato che ha causato profonde ferite nella storia italiana. Il sindaco Pino Capalbo ha voluto sottolineare come “l’antifascismo sia una base imprescindibile del vivere democratico”, mentre altri membri del Consiglio hanno parlato di “dovere etico” nei confronti delle vittime del regime. La scelta di Acri segue quella di molte altre amministrazioni che, negli ultimi anni, hanno compiuto lo stesso passo, contribuendo a riscrivere i simboli di appartenenza e memoria collettiva nel segno dei valori costituzionali.