Padre Fedele è stato ricoverato per sanguinamenti intestinali e ulcere: ora è stabile
Durante il ricovero è stata eseguita una gastroscopia e, dopo aver stabilizzato i parametri vitali, i medici hanno disposto il ritorno a casa

Dopo alcuni giorni di ricovero presso il reparto di Gastroenterologia, Padre Fedele è stato dimesso ieri pomeriggio. Era stato ricoverato a causa di sanguinamenti intestinali, con successiva diagnosi di ulcere e altre patologie croniche: insufficienza renale, pacemaker e vasculopatie cerebrali, che hanno anche compromesso in parte le sue capacità cognitive. Durante il ricovero è stata eseguita una gastroscopia e, dopo aver stabilizzato i parametri vitali, i medici hanno disposto il ritorno a casa, con la necessità di un monitoraggio costante. Nonostante il rientro sembrasse segnare un momento di sollievo, nel pomeriggio si è verificato un nuovo episodio critico: Padre Fedele ha accusato gravi difficoltà respiratorie. Grazie alla prontezza di Teresa Boero, storica collaboratrice, e di un volontario, è stato possibile reperire una bombola d'ossigeno in farmacia e intervenire in tempo. Oggi, le sue condizioni sono stabili. Resta il supporto dell'ossigeno, ma tutti i parametri sono rientrati nella norma. Un sentito ringraziamento va al Dottor Pietro, definito “angelo custode” per il suo intervento salvavita, e a tutta la comunità cosentina che, con affetto, ha manifestato la sua vicinanza. Nonostante il momento difficile, c’è grande fiducia nel suo spirito combattivo. "La scorza è durissima – si legge in un post su Facebook – e siamo certi che anche questa volta se la caverà".
Dopo un lungo ricovero, Padre Fedele era stato dimesso.
Un sospiro di sollievo per chi da sempre lo ha considerato, oltre ogni giudizio, un uomo dal cuore grande, incapace di restare indifferente alla sofferenza altrui. Ma il sollievo è durato poco.
Nel pomeriggio, una chiamata disperata ha scosso chiunque conosca la sua storia. Teresa Boero, la collaboratrice che da anni lo assiste come una figlia premurosa, ha lanciato un grido d'aiuto:
«Il Monaco fa fatica a respirare, aiutami!».
Senza perdere tempo, un volontario amico si precipita nella prima farmacia utile. Racconta, implora, spiega. E in via del tutto eccezionale — grazie al buon cuore di chi, ancora, riconosce in Padre Fedele una vita spesa per gli altri — riesce ad ottenere una bombola d’ossigeno.
Con il fiato sospeso, raggiunge il Monaco: la saturazione risale, l'angoscia si attenua. Per un momento sembra che il peggio sia passato.
Ma non è così.
Pochi minuti fa, Teresa ha richiamato in lacrime: la situazione è precipitata di nuovo.
«Padre Fedele sta male, deve essere ricoverato d’urgenza. Non vogliamo vederlo soffrire, aiutateci!», implora con la voce spezzata.
La corsa contro il tempo è ricominciata. Ricoverare il Monaco è l’unico obiettivo: perché, al di là delle polemiche che negli anni hanno circondato il suo nome, Padre Fedele resta un simbolo di quella Calabria che aiuta senza giudicare, che tende la mano a chiunque, che vede nell'altro un fratello prima che un problema.
Una figura controversa, certo. Ma anche un’anima capace di gesti immensi, di amore gratuito verso gli ultimi, i senza casa, i dimenticati.
Oggi la Calabria deve ricordarlo per questo: per il bene che ha seminato, spesso nel silenzio e nell’indifferenza generale.
Il Monaco ha dato tutto se stesso alla sua gente. Ora, è la sua gente che deve prendersi cura di lui.
SOS Monaco: chi ha cuore, oggi è chiamato a dimostrarlo