Riceviamo e pubblichiamo

"Mi presento, sono Federico Cerminara, socio fondatore del primo circolo Arcigay in questa regione, Eos Arcigay Calabria, e tutt’ora militante per i diritti civili ed umani, gay dichiarato e professionista che ha deciso di investire in questa terra, pur con la consapevolezza delle tante difficoltà che la caratterizzano. Apprendo della nomina di Nino Spirlì alla seconda carica più importante della Regione Calabria e alla guida di un assessorato che, sebbene non venga dai più percepito come appetibile dal punto di vista dei fondi a disposizione, è strategico, in quanto atto a promuovere la cultura che rappresenta il vero motore propulsore di un cambiamento sociale ed economico per la nostra terra. Da persona omosessuale non mi sento in alcun modo rappresentato da questa nomina, del resto non ho mai pensato che la tutela degli interessi di una specifica categoria possa essere garantita dall’appartenenza alla stessa, anche perché le associazioni di animalisti non sono certo gestite dagli animali ma da persone che hanno a cuore il destino dei nostri amici a quattro zampe. Di cuore stiamo parlando che in politica si traduce etica e senso del bene comune. Le infelici dichiarazioni del neo eletto vicepresidente su temi etici che reputo essenziali per caratterizzare una società come civile ed attenta ai bisogni delle persone non rappresentano certo un mistero, è sufficiente che si vada sui social (il nuovo e triste mezzo della politica che ha sostituito le sedi dei partiti) per verificare le sue posizioni su migranti, unioni civili, adozioni e sull’importanze dei Pride, spesso definiti delle mere carnevalate. Guidare l’assessorato alla cultura, nella sua accezione più elevata, si traduce nel trasmettere un sistema valoriale che possa formare e fortificare le nuove generazioni. Lo strumento che la cultura utilizza è la parola che ha una duplice funzione: può essere il tramite di un cambiamento positivo ma può diventare una pericolosa arma per denigrare le vite, facendo un distinguo tra persone di serie a e persone di serie b. Caro Onorevole Salvini, nel corso della mia militanza in arcigay ho incontrato persone che vivevano in maniera conflittuale il rapporto con il proprio orientamento sessuale e che pensavano di essere diversi ed indegni. La giusta parola ed il giusto supporto hanno fatto in modo che oggi queste persone si sentano degne di essere. La cultura che bisogna promuovere in questa regione è una cultura plurale, accogliente, inclusiva e solo chi questa terra la vive quotidianamente ben sa come agire. La sola cultura tuttavia non è sufficiente essendoci settori, quali agricoltura e turismo, che sono trainanti per l’economia di questa regione. La campagna elettorale che Lei, Onorevole, aveva promosso, era stata improntata proprio sulle politiche agricole e sul turismo, settori che da questa nomina sono stati tagliati fuori, sicuramente generando nei suoi stessi elettori un palese tradimento delle istanze fondanti della campagna elettorale e delle effettive speranze di un reale rilancio della nostra amata Calabria. Il signor Nino Spirlì non è rappresentativo di questa terra, che ha vissuto dal pulpito privilegiato di chi non si è sporcato le mani tra la gente, non è rappresentativo della comunità LGBT locale ma a quanto pare non è rappresentativo nemmeno del suo stesso partito a livello locale. A questo punto la mia domanda è: dobbiamo accettare la sua nomina, non condivisa e calata dall’alto nel classico modus operandi di una risoluzione della questione meridionale da parte di un Deus ex Machina esterno, o abbiamo ancora il diritto di dare a questa terra una reale possibilità di riscatto, facendo in modo che a rappresentarla non siano gli amici dei governatori ma persone che eticamente hanno il bene comune come vessillo delle proprie azioni?  O forse devo credere, data l’ostentazione sacrale che leggo sui profili del neo eletto che sia stata proprio la Vergine Maria ad aver imposta la sua nomina. Oltre che omosessuale sono anche cattolico e credente e reputo che la fede sia un fatto privato che non può e non deve essere strumentalizzato per legittimare scelte che di divino hanno ben poco. Il rosario non è un suppellettile che adorna i villosi petti ma uno strumento di preghiera che in questo sciagurato periodo, in cui una pandemia mondiale sta massacrando interi popoli, deve essere utilizzato per chiedere altri generi di grazie e non certo per legittimare una nomina che ripeto mortifica noi stessi calabresi".

 

 

 Dott. Federico Cermina

Militante per i diritti Civili ed Umani