In una terra spesso raccontata attraverso ritardi, degrado ambientale e sprechi, c’è un progetto che parla un’altra lingua. Una lingua fatta di visione, radici e futuro. Si chiama “Bando Multifrutti – Misura 04.1.1 Annualità 2024”, ed è stato pubblicato dalla Regione Calabria con un obiettivo chiaro: sostenere l’agricoltura multifunzionale, quella che produce ricchezza rispettando il territorio, creando lavoro e rigenerando le aree rurali.

Questa volta non si parla di cemento, né di speculazioni o di annunci a vuoto. Si parla di un impianto di pistacchio. Sì, proprio così: il pistacchio, oro verde della terra mediterranea, potrebbe diventare il motore della rinascita agricola e ambientale del Marchesato crotonese.

Natura e agricoltura insieme: una sfida possibile

Il progetto è ambizioso e ben strutturato. Oltre alla realizzazione dell’impianto di pistacchio, è prevista anche la recinzione di protezione per preservarlo da danni e intrusioni. Ma ciò che rende tutto davvero significativo è la localizzazione: l’iniziativa si inserisce in un contesto delicato e prezioso, quello della Zps IT9320302 – Marchesato e Fiume Neto e del SIC IT9320122 – Fiume Lese.

Parliamo di uno degli ultimi ambienti umidi della costa ionica calabrese, un mosaico ecologico straordinario: foreste riparie, aree palustri, colline boscate, tratti costieri e ambienti montani. Un crocevia biologico che accoglie ogni anno uccelli rapaci, migratori e acquatici, ma anche tre specie simbolo della biodiversità calabrese: Caretta caretta, Emys orbicularis, Testudo hermanni.

Sviluppare qui un’agricoltura rispettosa è un atto di coraggio e responsabilità, ma anche una scommessa culturale. Non si tratta solo di piantare alberi di pistacchio: si tratta di rifondare un modello di sviluppo, uno che non distrugge per produrre, ma che cura per raccogliere.

Le criticità? Ci sono, ma si affrontano

Il progetto non nasconde le sue difficoltà. La dotazione tecnica dell’azienda agricola è oggi insufficiente: mancano strutture, mancano mezzi, manca una meccanizzazione che possa abbattere i costi e rendere sostenibile il lavoro nei campi. Anche la manodopera è limitata, e spesso ci si affida a salariati stagionali o contoterzisti per le operazioni più complesse.

Ma è proprio qui che il “Bando Multifrutti” fa la differenza: fornisce gli strumenti per colmare questi vuoti, per trasformare l’agricoltura calabrese da sopravvivenza a impresa vera, con prospettiva europea, moderna, redditizia.

Pistacchi, sì. Ma anche dignità, ambiente e lavoro

Sostenere colture innovative come il pistacchio significa diversificare, rendere l’economia agricola meno dipendente da colture logore e dai sussidi. Significa offrire nuove opportunità occupazionali in aree che altrimenti sarebbero abbandonate o svendute. Ma soprattutto significa ridare dignità ai territori rurali, spesso percepiti come margini improduttivi, mentre in realtà possono diventare epicentro di rinascita economica e sociale.

Il pistacchio non è solo frutto. È simbolo. Di resilienza, di bellezza, di una Calabria che può scegliere di cambiare, partendo da sé stessa. Non è l’ennesima promessa. È un inizio concreto.

Non siamo davanti all’ennesima delibera senza gambe, al solito progetto che resta incagliato nelle carte. Qui ci sono studi di incidenza, verifiche ambientali, analisi agronome. C’è un rispetto tangibile per l’habitat, una consapevolezza rara nel bilanciare sviluppo e tutela.

La Regione Calabria, questa volta, ha fatto un passo vero. Ora serve che sia seguito da altri passi: nella comunicazione, nel sostegno tecnico, nella vigilanza sui tempi. Ma la direzione è quella giusta.

Una Calabria che coltiva speranza

In una regione dove spesso si parla di fango e fogne, oggi parliamo di verde e di vita. Del profumo del pistacchio che potrebbe un giorno diffondersi tra i boschi del Neto. Delle mani che lo coltiveranno, con fatica ma anche con orgoglio. E del diritto di restare in Calabria, vivendo del proprio lavoro e del rispetto per la terra.

Che sia davvero questo l’inizio di una storia nuova. Una storia che, finalmente, vale la pena raccontare.