Per la proroga che scatterà domani della sospensione dei colloqui con i familiari nelle carceri,

per contenere il contagio del Coronavirus, si leva l'allarme per

il rischio di nuove sommosse nei penitenziari nella prossima

settimana. A lanciarlo è il Sindacato di Polizia Penitenziaria -

Spp - che chiede, tramite il segretario Aldo Di Giacomo -

l'intervento dell'Esercito a garantire l'ordine pubblico

all'esterno delle carceri e la predisposizione di gruppi di

agenti penitenziari dotati di taser per sedare eventuali

disordini negli istituti. "Il Ministro dell'Interno Lamorgese ha

raccolto il nostro allarme, lo prova la nota del Capo della

Polizia Gabrielli che riprende la nostra pressante segnalazione,

estesa a tutti i Prefetti e allo stesso Ministro, sul rischio di

nuove rivolte. Il banco di prova sarà domani con la proroga

della sospensione dei colloqui che è stata la molla, per noi il

pretesto, delle violente rivolte più recenti", dice Di Giacomo.

  "La miscela esplosiva è da una parte la campagna cosiddetta

umanitaria che vorrebbe 'svuotare le carceri' e dall'altra i

provvedimenti decisi dal Governo che consentirebbero le misure

alternative con gli arresti domiciliari e il braccialetto

elettronico per un numero di detenuti decisamente ridotto. Se

alla delusione, specie tra chi ha sulle spalle molti anni di

detenzione, quindi appartenente a gruppi di criminalità

organizzata, si aggiunge come scrive il Capo della Polizia un

possibile 'appoggio esterno da parte delle famiglie dei detenuti

e di gruppi anarchici', la situazione diventa ancor più

preoccupante", sottolinea il sindacalista.

  "Dobbiamo purtroppo constatare - afferma Spp - che nessun

provvedimento è sinora previsto da parte dell'Amministrazione

Penitenziaria che, come è già accaduto nella prima ondata di

rivolte che ha palesato la presenza espressa da magistrati di

una 'regia occulta', continua a non saper gestire la

situazione". "C'è una sola strada: impiegare l'Esercito con

compiti di polizia, fuori degli istituti penitenziari, e

predisporre gruppi di intervento di polizia penitenziaria dotati

di pistola taser per gestire eventuali rivolte. L'arrivo del

migliaio di nuovi agenti previsto dal Ministero, da formare in

attività pratiche e non da mandare allo sbaraglio, non può

risolvere la situazione. Al punto in cui siamo - afferma Di

Giacomo - non possiamo avere più fiducia nell'Amministrazione

Penitenziaria e continuiamo a rivolgerci direttamente ai

Prefetti anche perché sia assicurato nelle carceri il pieno

rispetto delle norme di prevenzione dal contagio che il Governo

ha deciso e che non possono valere solo fuori".

  "A noi risultano - conclude Di Giacomo - già circa 70 casi di

colleghi e una quindicina di detenuti positivi al Covid19.

Numeri che dovrebbero far scattare misure straordinarie per

evitare una emergenza sanitaria con conseguenze

catastrofiche".