Il sindaco di Riace ed eurodeputato di Avs, Mimmo Lucano, ha espresso con fermezza la necessità di chiudere la baraccopoli di San Ferdinando, denunciando le condizioni disumane in cui vivono decine di braccianti. In una nota ufficiale, Lucano sottolinea che non è più accettabile tollerare il degrado e lo sfruttamento dei lavoratori migranti, spesso ignorati dalle istituzioni. Per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica e le autorità, Lucano organizzerà una visita-presidio lunedì prossimo 3 marzo  alle ore 11.00 che vedrà la partecipazione di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo emerito di Campobasso-Boiano, padre Alex Zanotelli, e l’ex parlamentare e sindaco di Rosarno Peppino Lavorato.

La baraccopoli di San Ferdinando: un degrado inaccettabile

Lucano non nasconde la sua indignazione per le condizioni di vita all'interno della baraccopoli, descrivendo le baracche di plastica e cartoni, la mancanza di servizi essenziali e il cibo cucinato per terra. "Questo non è degno di un paese che si definisce civile", afferma il sindaco di Riace, evidenziando come la situazione sia ormai insostenibile. La sua denuncia non si limita alla semplice richiesta di chiusura della baraccopoli, ma sottolinea anche l'importanza di proporre soluzioni alternative per evitare che le persone continuino a vivere in queste condizioni. La proposta di Riace, con la sua esperienza di accoglienza, diventa un simbolo di speranza.

Un modello di accoglienza: Riace come alternativa ai ghetti

Secondo Lucano, non basta chiedere la chiusura di queste strutture, ma è necessario trovare alternative che garantiscano una vita dignitosa ai migranti. Riace, con il suo "modello di accoglienza dolce", rappresenta un esempio concreto di come sia possibile accogliere i migranti in modo umano e integrato. Lucano riflette sul fatto che, nonostante siano passati più di 15 anni, nulla sia cambiato in meglio. Al contrario, il sistema di sfruttamento e disumanità sembra essere stato istituzionalizzato.

La proposta di inserimento abitativo diffuso

I promotori dell’iniziativa suggeriscono una soluzione concreta: l’inserimento abitativo diffuso. La proposta consiste nell’utilizzare le centinaia di case sfitte presenti nei territori per offrire sistemazioni dignitose sia ai migranti che agli autoctoni. Questo processo potrebbe essere facilitato attraverso incentivi per i proprietari che intendono affittare le loro abitazioni e attraverso investimenti istituzionali destinati a scopi abitativi. "Quel che sembrava un'utopia – sostiene Lucano – si è rivelata una possibilità concreta a Riace", dove il modello di accoglienza ha avuto successo, dimostrando che una soluzione alternativa ai ghetti è possibile.

La speranza di una nuova accoglienza

Per Lucano, Riace rappresenta un faro di speranza e un esempio di come le aree interne del sud Italia possano rinascere grazie all'integrazione dei migranti. "Riace e la sua accoglienza dolce costituiscono la risposta concreta ai ghetti e allo sfruttamento dei cittadini migranti", conclude Lucano. L’obiettivo è aprire le porte dei paesi semideserti e delle aree interne scoraggiate, offrendo un'opportunità a chi arriva in Europa in cerca di un futuro migliore.