Sta facendo discutere la vicenda di Angelo Broccolo, medico di base calabrese e dirigente di Sinistra Italiana, multato per 10 mila euro per aver prescritto gastroprotettori e antinfiammatori su ricetta rossa, quindi senza costi per i pazienti. Secondo le disposizioni dei commissari che gestiscono la sanità in Calabria, questi farmaci non avrebbero dovuto essere prescritti a carico del Sistema Sanitario Nazionale, e per questo motivo è scattata la sanzione.

Ma il caso di Broccolo non è isolato: secondo quanto denunciato dal Segretario di Sinistra Italiana e di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni, multe simili sarebbero state notificate ad altri medici calabresi che hanno rilasciato prescrizioni analoghe. La situazione ha scatenato un acceso dibattito sulla gestione della sanità nella regione, già duramente colpita da anni di commissariamenti e carenze strutturali.

Il rischio: farmaci essenziali a carico dei pazienti

La conseguenza più immediata di questa politica sanitaria potrebbe essere una drastica riduzione delle prescrizioni di farmaci essenziali da parte dei medici di base, con il risultato che molti cittadini, soprattutto quelli in condizioni economiche difficili, potrebbero trovarsi costretti a pagare di tasca propria anche medicinali di largo uso come antinfiammatori, gastroprotettori e antibiotici.

Il Segretario di Sinistra Italiana Fratoianni ha espresso una dura critica alla gestione della sanità calabrese, evidenziando il contrasto tra i tagli sulla spesa farmaceutica e l’aumento delle risorse destinate alle spese militari:

“Questa multa è la certificazione del fallimento morale di questo paese, che sceglie di indebitarsi per sprecare soldi in armi, ma multa i medici perché vuole risparmiare sui farmaci”, ha dichiarato, annunciando anche un’azione politica per contrastare questa decisione:

“Ci opporremo a questa vergogna sulla pelle dei medici e dei cittadini. Andremo a parlarne direttamente in Calabria”.

Sanità calabrese in crisi: 300 milioni spesi per cure fuori regione

La questione si inserisce in un contesto sanitario già estremamente critico. La Calabria spende ogni anno circa 300 milioni di euro per curare i suoi cittadini fuori regione, un dato che testimonia la fragilità del sistema sanitario locale.

La decisione di multare i medici di base per aver prescritto farmaci di uso comune appare quindi ancora più paradossale, in una regione dove molte strutture ospedaliere sono in difficoltà e i cittadini sono spesso costretti a lunghi viaggi per ricevere cure adeguate.

L’opposizione politica e numerosi esponenti del mondo sanitario chiedono ora un confronto con le istituzioni per rivedere questa politica di tagli, che rischia di pesare sulle fasce più deboli della popolazione.