La combinazione dell'accisa e dell'Iva pesa per il 55,3% sul prezzo finale del carburante: è questo quanto rivelato dal Ministero della transizione ecologica. L’aumento esorbitante del costo del carburante ha mosso, inizialmente, diverse teorie su quali potevano essere le motivazioni del caroprezzi.

A conti fatti, si può ben affermare che il costo esagerato è la somma di tre diversi fattori: l’aumento del prezzo delle materie prime (petrolio), il cambio tra euro e dollaro e la combinazione dell'accisa sul carburante e dell'Iva. Se per le prime due motivazioni, causate dalla guerra in Ucraina, non è possibile trovare soluzioni risolvibili internamente, il terzo fattore è l’unico a cui il governo italiano può metter mano.

Le accise, infatti, sono delle imposte indirette utilizzate per finanziare degli stati di emergenza, che necessitano di contributi rapidi e vengono introdotte per recuperare i fondi, gravando su prodotti di consumo. Queste, anziché essere evase subito, si sono accavallate nel tempo, generando un’unica mega imposta dal valore di 24 miliardi di euro nel 2021. La prima delle 18 in lista risale al 1956, riguardante la crisi di Suez.

Le accise sono “regolabili” e temporanee, ritoccate al rialzo tramite le aliquote. Non vengono attribuite ai soli costi carburante, ma anche in altri prodotti, come oli lubrificanti, minerali e derivati (come benzina, gasolio, gpl, gas metano), alcolici, sigarette ed energia elettrica.