Cosenza in piazza per la Palestina
"Sono 73 anni che il popolo palestinese è vittima delle politiche di occupazione dello stato d’Israele, del tradimento delle proprie classi dirigenti, delle ingerenze degli stati confinanti e delle principali potenze internazionali.
Le politiche israeliane degli ultimi decenni hanno sempre avuto una forte componente etnoculturale che hanno reso molto difficoltosa, se non impossibile, l’integrazione dei non-ebrei nel progetto sionista. Israele oggi si definisce, per legge, “lo stato nazione del popolo ebraico” come voluto dal premier Netanyahu, negando di fatto l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini. Ma non è certo una novità.
Ai palestinesi negli anni sono state sottratte le terre, le case, le risorse idriche e agricole, fino alla costruzione di un vero e proprio muro della vergogna che ne limita il diritto alla mobilità. Un cittadino palestinese deve affrontare giornalmente l’umiliazione di attraversare check-point militari per andare a lavorare, non può viaggiare, non può prendere l’aereo, così come un pescatore palestinese non può nemmeno uscire in mare liberamente. Le carceri israeliane sono piene di prigionieri politici e attivisti e se hai 8 anni in Palestina l’esercito israeliano è autorizzato ad arrestarti, processarti e imprigionarti.
Questo nuovo stato di guerra garantisce agli Israeliani di portare a compimento il proprio progetto di occupazione militare e alla classe dirigente palestinese di mantenere il potere, o quel che ne rimane. Netanyahu e la destra religiosa israeliana possono così sfruttare questa retorica del conflitto e della “guerra civile” per portare avanti le politiche di colonizzazione che puntano esplicitamente a eliminare gli arabi palestinesi anche dalle aree loro assegnate dalle risoluzioni ONU e dagli accordi internazionali sottoscritti dallo stesso stato israeliano, espellendoli o sostituendoli con dei coloni ebrei.
Al tempo stesso, la dirigenza di Fatah e dell’OLP, controllate dal corrotto Abbas, possono mantenere una leadership sempre più compromessa rimandando le elezioni e reprimendo l’opposizione interna. Nell’enclave di Gaza, Hamas, ormai largamente discreditata tra i palestinesi della striscia e della Cisgiordania, gioca con la disperazione di un popolo circondato e senza possibilità di scampo.
E’ dalla spartizione dell’impero ottomano, ormai più di cento anni fa, che la comunità internazionale si rifiuta di riconoscere le istanze del popolo palestinese. Non sono bastate le centinaia di risoluzioni di condanna dell’ONU ad Israele, non sono bastate l’occupazione illegittima del Sinai siriano, del sud del Libano fino a pochi anni fa. Interessi geopolitici ed economici dominano la scena, relegando il popolo palestinese a semplice osservatore, privato della propria dignità.
Il Governo Italiano e l’Europa non possono essere complici del genocidio del popolo palestinese, non devono permettere che lungo le coste del Mar Mediterraneo scorre sangue di bambini innocenti.
Palestina libera"