Giovanni Zappavigna,ingegnere convertito ad agricoltore, 
racconta la storia della sua azienda agricola Arangara che
produce cosmetici bio secondo le tradizioni della Magna Grecia 
in un'intervista al Sole24Ore.

«Mi sono sempre chiesto come ho fatto da razionale ingegnere a diventare appassionato agricoltore prima e produttore di cosmetici dopo». Così Giovanni Zappavigna comincia a parlare di Arangara la sua azienda agricola dove la chimica è stata bandita per dare spazio a un disciplinare basato sull’equilibrio naturale.


La Costa dei gelsomini nel cuore della Magna Grecia, a Bovalino, vicino Reggio Calabria è il locus amoenus in cui inizia la storia. “A rangara” è, infatti, il nome dialettale calabrese per l’albero di arance e proprio dai soleggiati aranceti e agrumeti che si affacciano sul mare nascono i cosmetici naturali.


Tradizione di famiglia
«Gli agrumi, naturalmente dorati al sole, sono coltivati dalla nostra azienda agricola secondo un disciplinare biologico basato sul rispetto dell’equilibrio e della biodiversità della natura da oltre tre generazioni - racconta Zappavigna -. Da queste radici profonde nella terra ha origine la nostra cosmesi e il valore aggiunto dei nostri prodotti. Il legame con la terra calabrese, cuore della Magna Grecia, e con le tradizioni cosmetiche dei popoli che l’hanno abitata è l’essenza stessa di Arangara».


La tradizione, le tecniche agricole millenarie, tramandate di padre in figlio, sono i pilastri su cui si fonda la sua filosofia.


«Da piccolo - continua l’ingegnere agricoltore - osservavo mia nonna e mia mamma armeggiare attorno a un pentolone sul focolare: facevano il sapone all’olio d’oliva e bergamotto seguendo una ricetta secolare come le tradizioni arabe dalle quali ha origine questa abitudine. Usavano solo questo sapone per la detersione del viso e io non potevo non essere colpito dalla pelle di pesca che aveva soprattutto mia nonna a 80 anni suonati. Anche mia mamma, tutt’oggi ha la pelle di una 35 enne».
















Lussuosamente biologico: così Arangara definisce la sua produzione cosmetica le cui formulazioni contengono ingredienti naturali, quasi tutti provenienti dalle coltivazioni biologiche dell’azienda. Le materie prime di ogni singolo prodotto sono tracciabili al 100% e tutte le formulazioni sono multi-attive: contengono un pool di ingredienti che rendono i cosmetici multi-funzionali. Tutti i cosmetici sono a base di estratti vegetali (100%), non sono testati sugli animali, hanno formule certificate e sono privi di Peg, parabeni, derivati del petrolio.


L’azienda ha una mission ben precisa: portare a casa dei propri consumatori una luxury Spa, far rivivere le sensazioni e i risultati di un trattamento di bellezza professionale, coinvolgendo tutti i cinque sensi.


Amore e passione sono i due “ingredienti” alla base, per esempio, de Il Giardino di Arangara, una linea Spa sviluppata in collaborazione con le professional di The Spa at Fourseaons Hotel di Firenze la cui grande esperienza e competenza su trattamenti viso e corpo ha consentito di sviluppare un insieme di protocolli specifici in grado di replicare a casa l’efficacia e la coccola che solo un centro benessere può dare.


Le tradizioni della Magna Grecia
Gli abitanti delle antiche colonie greche che hanno popolato la Costa dei Gelsomini non conoscevano ancora la saponificazione, ma conoscevano l'uso dell'olio di oliva quale unguento per mantenere la pelle pulita ed elastica. I cosmetici a base di olio di allora, essenzialmente olio di oliva profumato con erbe aromatiche, facevano parte della routine di bellezza degli uomini e delle donne dei ceti più alti ed erano parte dei rituali religiosi e di ospitalità, oltre ad essere impiegati anche a scopo terapeutico.












Oltre all’olio di oliva, i coloni greci erano maestri nell’uso della liscivia, una soluzione alcalina ottenuta dall’ebollizione della cenere, che era impiegata per la pulizia del corpo e per la detersione degli indumenti. Olio e liscivia rappresentano infatti le due componenti essenziali della saponificazione i cui segreti sono stati probabilmente appresi dalla popolazione araba che ne conosceva l'arte alla perfezione. Il sapone è così entrato nei secoli a far parte della tradizione della Costa dei Gelsomini, e seppure per molto tempo è stato visto come un prodotto povero, nato da una consuetudine contadina di trasformare e ridare nuova vita a scarti alimentari come l’olio d’oliva, non più utilizzabili per la tavola, la sua tradizione si è tramandata, raffinandosi, fino a giungere alle famiglie contemporanee che ancora oggi realizzano il sapone utilizzando l'olio d’oliva “vecchio” e aromatizzandolo con agrumi o erbe officinali.




FONTE SOLE24ORE