Un macchinario che rivoluzionerà le terapie che finora venivano adottato per la cura dei tumori: sarà realizzato in Calabria un ciclotrone, la macchina per accelerare fasci di particelle elettricamente cariche utilizzando una corrente alternata ad alta frequenza e alta tensione, grazie ad un finanziamento del Dipartimento della Presidenza della Regione – Settore 3 – Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica. Ad annunciarlo in una nota è il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, il quale afferma: «Il finanziamento interessa l’avvio del progetto per la realizzazione di un sistema di ciclotrone per la produzione di radioisotopi, utili sia per la produzione di radio farmaci Pet, sia per la produzione di molecole per la ricerca in radiobiologia e diagnostica presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. È un progetto che ha richiesto un intenso lavoro di squadra tra i servizi di medicina nucleare, di fisica sanitaria, l’ufficio tecnico, nonché le ditte produttrici e il gruppo di progettazione. Tale tecnica – continua Mancuso – permette di localizzare con precisione, all’interno del cervello o di altri organi, di una sostanza marcata con un radiofarmaco e precedentemente somministrata al paziente per via endovenosa».

Chiamato anche "acceleratore circolare", il ciclotrone è una macchina acceleratrice di particelle cariche pesanti (protoni, particelle alfa, ecc.) nella quale un intenso campo elettrico alternato, e di frequenza opportuna, accelera le particelle per un certo tratto, mentre un campo magnetico ne devia successivamente il moto rettilineo, facendo loro compiere una traiettoria semicircolare; il processo viene ripetuto successivamente in modo che le particelle acquistino velocità sempre più elevate. Esso sarà l'unico in Calabria e verrà sfruttato per ricoprire la necessaria produzione in loco dei radioisotopi, utilizzati per la marcatura dei radiofarmaci Pet.

«In questo contesto, il ciclotrone che sarà installato nell’Università di Catanzaro sarà un potente strumento di ricerca e, nel tempo, di supporto ai vicini Centri Pet che ad oggi non sono provvisti di un sistema interno per la produzione di radionuclidi, attualmente forniti da produzioni fuori regione. Ancora una volta, le buone pratiche di cooperazione tra ricerca e assistenza, evidenziano le tante positività e il lavoro egregio di molti professionisti che spesso rimane in ombra, ma che contribuisce a modernizzare il settore e ad offrire tangibili segnali di incoraggiamento per una sanità in grado di erogare prestazioni tempestive ed efficaci».