Coronavirus. Quel male invisibile che non ci fa più amare.
Vorrei fare un sorriso ai miei pazienti, in un letto di ospedale, ma da sotto le mascherine non si vede.
No, non ha precedenti il clima surreale che tutti stiamo vivendo. Noi, tantissime piccole isole affacciate ai balconi che urlano un canto di speranza, lo stesso, che commuove il mondo e che entrerà nei libri di storia.
Viviamo di ricordi, di fotografie scattate in un passato così vicino, quando tutto era ancora normale, quando tutto era così scontato. Allora ci tornano in mente tutte le volte che non abbiamo saputo apprezzare la vita, nascosta dietro quella volta che non ci andava di uscire a comprare il pane o quando non siamo andati a prendere quel caffè con l’amico di una vita, perché sai, sono uscito tardi dal lavoro.
E così abbiamo rivalutato anche quel ristorante carino, ma che una volta ci aveva portato la pizza bruciata e ci aveva fatto pure aspettare troppo. Quanta voglia avremmo, adesso, di aspettare. Di aspettare fuori, seduti a un tavolo, ad una panchina o camminando in un parco o per le vie del centro. Aspettare il cornetto col cappuccino in vetro senza schiuma che il barista ogni volta ti guarda male o che si esaudisca la speranza di una soluzione, di un vaccino, di una cura ad un male che sa correre troppo, più di noi.
E allora se lui corre, noi ci siamo fermati ed abbiamo saputo aspettare di poterci riabbracciare ancora.
Mancano, sì, mancano gli abbracci stretti, quelli che ti fanno chiudere gli occhi e ne respiri il profumo, mancano i baci e mancano i sorrisi, e pensiamo che se lo avessimo saputo, ne avremmo regalato qualcuno in più.
E poi c’è la morte, ma non quella a cui eravamo abituati. Non si può più piangere sulle bare dei propri cari, adesso, non si può portargli un fiore, non si può più dirgli addio seduti ai banchi della chiesa.
E poi non ci si può più promettere un sì, ma aspettare, aspettare ancora di potersi guardare sull’altare e scambiarsi quel bacio che sa di futuro e famiglia.
Ma poi c’è la vita. C’è la natura ed i fiori sbocciano e gli alberi fioriscono. C’è l’amore che non si ferma e si raddoppia. E c’è l’esistenza. I bimbi nascono e con loro la speranza che domani sorgerà, finalmente, il sole.
Paola Chiodi