Confermato l’arresto di Roberto Porcaro: nuove accuse contro il presunto boss della ‘ndrangheta
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato Mario Scarpelli, confermando la custodia cautelare di Roberto Porcaro, considerato uno dei principali esponenti delle cosche “confederate” cosentine. Porcaro è accusato di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto il 22 settembre 2011 nel centro di Cosenza.
Il caso dell’omicidio Ruffolo: un delitto senza vendetta
L’omicidio di Ruffolo, ucciso a colpi di pistola calibro 9×21 da un killer su uno scooter, era stato inizialmente interpretato come l’inizio di una nuova faida tra clan rivali. Tuttavia, l’assenza di ritorsioni ha suggerito che il delitto fosse stato approvato da una figura di spicco nella gerarchia della ‘ndrangheta. Questa lettura ha portato le autorità a riaprire il caso nel 2019, dopo una prima archiviazione.
Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro hanno portato all’arresto di Massimiliano D’Elia e dello stesso Porcaro. D’Elia è stato condannato in primo grado a 28 anni e 6 mesi, pena ridotta a 17 anni in appello, senza l’aggravante mafiosa. Per Porcaro, invece, le accuse si sono aggravate grazie alle rivelazioni di collaboratori di giustizia.
Le nuove accuse e le rivelazioni dei pentiti
Il caso ha subito una svolta grazie alle dichiarazioni di Giuseppe Zaffonte, collaboratore di giustizia e figura chiave nell’inchiesta “Reset”. Le sue testimonianze, insieme a quelle di altri pentiti, hanno identificato Porcaro come uno dei mandanti dell’omicidio Ruffolo. Questo ha portato a una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa il 21 ottobre scorso. Le accuse contro Porcaro, basate sulle testimonianze dei pentiti, si concentrano sul suo ruolo decisionale e sulla presunta autorizzazione del delitto da parte delle gerarchie mafiose. Tuttavia, la difesa respinge le accuse, criticando la credibilità dei collaboratori di giustizia e sostenendo che il caso si basi su dichiarazioni non sufficientemente verificate.
Detenzione in regime di 41 bis
Attualmente, Roberto Porcaro è detenuto nel supercarcere di Terni sotto il regime di 41 bis, riservato ai detenuti accusati di crimini mafiosi particolarmente gravi. Questo regime prevede misure restrittive per impedire qualsiasi contatto con l’esterno, limitando così la possibilità di gestire attività criminali durante la detenzione.
Un futuro giudiziario incerto
Mentre l’inchiesta sull’omicidio Ruffolo prosegue, il futuro di Porcaro appare sempre più incerto. Le nuove accuse sembrano rafforzare l’ipotesi della sua responsabilità come mandante del delitto, consolidando la sua posizione di presunto boss mafioso. La difesa, tuttavia, continua a combattere, cercando di dimostrare l’infondatezza delle accuse.