La sardella in Calabria: tra restrizioni e speranze di rilancio
La pesca è stata oggetto di restrizioni negli ultimi anni, principalmente a causa delle normative europee mirate alla tutela
La pesca della sardella, conosciuta anche come "bianchetto", spesso definita il "caviale calabrese", è una conserva tradizionale a base di novellame di pesce, peperoncino e olio extravergine di oliva. La sua preparazione e consumo sono profondamente radicati nella cultura gastronomica della regione e rappresenta una tradizione antica e profondamente radicata in Calabria. Tuttavia, questa attività è stata oggetto di restrizioni negli ultimi anni, principalmente a causa delle normative europee mirate alla tutela dell'ecosistema marino.
Vietata la cattura del novellame
Dal 2010, infatti, l'Unione Europea ha vietato la cattura del novellame di pesce azzurro, inclusa la sardella, per preservare le risorse ittiche e garantire la sostenibilità ambientale.
Nonostante il divieto generale, la Regione Calabria ha intrapreso iniziative per cercare di ripristinare questa attività in maniera controllata. Già nel 2021, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf), è stata avviata una campagna sperimentale di pesca con l'uso della sciabica. Questo progetto aveva l'obiettivo di raccogliere dati scientifici per valutare la possibilità di riaprire la pesca della sardella a fini commerciali, nel rispetto delle normative comunitarie e della sostenibilità ambientale.
La pesca sperimentale
Questa sperimentazione è stata rinnovata e ampliata nel 2024. La Regione Calabria ha selezionato un numero limitato di imbarcazioni per partecipare a una nuova campagna di pesca sperimentale, volta a monitorare gli stock ittici e aggiornare i piani di gestione. L'obiettivo è conciliare la tradizione con le esigenze di conservazione, cercando di promuovere una pesca sostenibile che possa essere regolamentata in modo stabile nel futuro.
Nonostante gli sforzi, è importante sottolineare che la pesca della sardella in Calabria non è ancora completamente liberalizzata. Le attività consentite sono strettamente legate ai progetti sperimentali e avvengono sotto rigorosi controlli scientifici e amministrativi. Al di fuori di questi programmi, la pesca della sardella rimane vietata. La speranza è che, attraverso una gestione oculata e l'applicazione di metodologie sostenibili, questa pratica possa tornare a essere un elemento centrale dell'economia e della cultura calabrese, senza mettere a rischio l'ecosistema marino.