Dovevano essere destinati ad un nobile valore: proteggere le donne vittime di violenza. I Fondi destinati allo sviluppo delle politiche per la prevenzione della violenza di genere dovranno essere restituiti allo Stato per l’inerzia degli uffici a cui competeva la gestione di questi finanziamenti. Riguarderebbero circa 171.243,92 euro indirizzati al reintegro delle donne e figli vittime di violenza domestica. Un gesto che graverà sul bilancio del 2021, in quanto lo Stato ha richiesto la restituzione delle somme entro due mesi dal rilascio. La denuncia è avvenuta da parte della consigliera comunale Dalila Venneri, che sottolinea come una tale mossa possa essere considerata “un brutto segno” poiché il partito “non aveva tra le sue priorità il sostegno alle donne vittime di violenza”.  Nella sua dichiarazione, inoltre, fa luce su come non ci sia da stupirsi che il partito “non sia sensibile alle discriminazione di genere, già vedendo come si era presentato in Senato nei confronti del DDL Zan”. Continua facendo luce su altri avvenimenti simili, asserendo che “il governo regionale che rinuncia persino alla più banale delle programmazioni: quella del trasferimento dei fondi ai centri antiviolenza”. Non manca l’appunto femminile di Amalia Bruni, il quale precisa come «Sono anni che vediamo sempre lo stesso film, acquisiamo dei finanziamenti per progetti importanti e alla fine o non li spendiamo o spesso ne rimandiamo indietro una fetta consistente. L’esempio degli oltre 170mila euro destinati ai centri antiviolenza della Calabria e non spesi che dovranno tornare al mittente è il classico esempio». Una vicenda che sembra esser l’eco di situazioni passate e che lascia trapelare come sembrano non portare a nulla i provvedimenti che vengono presi ogni giorno per la lotta a questo atroce fenomeno.