Manifesto annuncio morte Ugo Lofrano
Manifesto annuncio morte Ugo Lofrano

Verbicaro (CS): I funerali di Ugo Lofrano, il 74enne brutalmente ucciso dal nipote Biagio Lofrano, si sono svolti ieri nel dolore di una comunità sotto shock. La vicenda, consumatasi nella tranquillità del borgo calabrese, ha sconvolto tutti per la brutalità dell’evento e il legame tra vittima e carnefice.

Un Legame Familiare Spezzato dalla Violenza

Ugo Lofrano era un uomo dedito al lavoro, proprietario di un’officina meccanica in via Marconi. Da anni aveva preso sotto la sua ala il nipote Biagio, di 41 anni, che lavorava con lui sin da bambino. Non essendosi mai sposato, Ugo aveva confidato più volte ad amici e conoscenti il desiderio di lasciare l’attività al nipote, un gesto che simboleggiava la fiducia e l’affetto che nutriva per lui.

Tuttavia, quella fiducia si è trasformata in tragedia. Secondo quanto raccontato dal nipote, il giorno dell’omicidio si trovavano da soli nell’officina. La giornata era stata faticosa, e Biagio, esausto, voleva concludere il lavoro. Lo zio, però, insisteva per riparare altre auto, e dopo l’ennesima discussione, la situazione è degenerata.

La Confessione di Biagio Lofrano

Durante l’interrogatorio, Biagio ha ammesso di aver colpito lo zio con un palo trovato nell’officina, infliggendo due o tre colpi alla testa. Ha giustificato il suo gesto affermando di essere stato esasperato dal trattamento ricevuto: "Mi trattava come un cane," ha dichiarato. Biagio ha raccontato di aver agito in un momento di rabbia, aggiungendo che, al momento dell’aggressione, lo zio non avrebbe opposto resistenza. Dopo il gesto, ha lanciato il palo tra gli attrezzi presenti nella struttura.

Una Comunità in Lutto

La notizia ha lasciato senza parole Verbicaro, una comunità che conosceva bene Ugo e il suo carattere burbero ma generoso. Le testimonianze dei cittadini dipingono un uomo che aveva dedicato la vita al lavoro e alla famiglia, ma che evidentemente nutriva un rapporto complesso con il nipote.

La Difesa di Biagio e il Silenzio Durante la Convalida

Durante l’udienza di convalida del fermo, Biagio Lofrano ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire l’esatta dinamica degli eventi, analizzando le prove raccolte nell’officina e le dichiarazioni rese fino ad ora.

Un Dramma Familiare che Lascia il Segno

La tragedia di Verbicaro è l’ennesima dimostrazione di come i conflitti familiari, se non affrontati, possano sfociare in gesti estremi. Il caso solleva anche interrogativi sul peso delle aspettative e delle pressioni all’interno delle relazioni familiari, un tema che, sebbene spesso taciuto, è profondamente radicato nelle piccole comunità.

Mentre Verbicaro piange la perdita di Ugo Lofrano, le indagini proseguono per stabilire tutti i dettagli di un dramma che ha segnato indelebilmente la storia del piccolo centro calabrese.

 

La lunga notte di Verbicaro

Una lunga notte macchiata di sangue, un efferato omicidio che, nel tempo di un battito di ciglia, si è risolto con una confessione e almeno due vite distrutte. Nella notte del 21 novembre, a Verbicaro, i Carabinieri del N.o.r.m. della Compagnia di Scalea e della locale Stazione hanno tratto in arresto in flagranza un soggetto del posto per omicidio. L’attività di indagine espletata nell’immediatezza dei fatti, coordinata sin da subito dalla Procura della Repubblica di Paola, ha permesso di far luce in tempi rapidissimi sul grave fatto occorso nel comune dell'Alto Tirreno Cosentino.
 

Una lite finita in sangue

L’uomo - reo confesso - è il nipote della vittima, Biagio Lofrano, classe ‘83, anch’esso meccanico 40enne, è stato prontamente rintracciato dopo aver ammazzato lo zio Ugo Lofrano, 74enne verbicarese, a seguito di una lite scaturita per futili motivi riconducibili a dissidi sorti in ambito lavorativo. Tutto ha avuto inizio alle ore 18.00 circa della precedente serata a seguito di una chiamata sul numero di emergenza 112 che segnalava la presenza di un corpo esanime all’interno di un’officina meccanica di Verbicaro.

 

L'arma del delitto

I Carabinieri, giunti sul posto, hanno provveduto a identificare la vittima, titolare dell’officina. Lo stesso presentava diverse ferite al capo provocate da un corpo contundente.  E proprio a pochi metri di distanza dal corpo è stata rinvenuta la presunta arma del delitto, un tubo in metallo con visibili tracce ematiche, sottoposto a sequestro in attesa di successivi accertamenti. Il sopralluogo è stato effettuato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza che hanno congelato la scena del crimine repertando diverse tracce utili alle indagini. 
 

La confessione del nipote

Le immediate attività investigative, consistite per lo più nell’escussione a sommarie informazioni di persone informate sui fatti, hanno permesso di acquisire significativi elementi a carico dell’indagato che ha fornito, con le garanzie difensive, dichiarazioni compatibili con l’impianto accusatorio sino ad allora raccolto. La salma verrà sottoposta a esame autoptico.

Al termine della formalità di rito, l’arrestato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Paola.  Il procedimento è tuttora nella fase delle indagini preliminari pertanto l’indagato è da ritenersi presunto innocente fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza di natura irrevocabile.

Verbicaro: il nipote Biagio confessa