Marisa Merico, la "nonna eroina" e la cugina Rita
Marisa Merico, la "nonna eroina" e la cugina Rita

C’erano una volta il sangue, il potere e il silenzio. E poi c’era Marisa Merico, che da quel mondo è uscita per raccontarlo. Figlia di uno dei boss più influenti della 'ndrangheta milanese, cresciuta tra segreti di famiglia, valigette piene di denaro e viaggi internazionali con identità false, oggi la sua vita è un’altra storia. Una storia che lei ha riscritto con coraggio e consapevolezza.

Nata nell’ombra del crimine

Marisa nasce in Inghilterra, ma le sue radici affondano in una delle famiglie criminali più potenti d’Europa: da una parte suo padre Emilio Di Giovine, leader carismatico del clan 'ndranghetista Di Giovine-Serraino, dall’altra sua nonna Maria Serraino, passata alla storia come “nonna eroina”, regina del narcotraffico milanese negli anni Ottanta. Un lignaggio che non lasciava molte alternative. Nel mondo da cui proviene Marisa, le donne non stanno a guardare. A 19 anni, quando il padre viene arrestato, è lei a prendere in mano le redini dell’organizzazione. Gestisce traffici di droga tra Sud America, Italia e Germania, supervisiona operazioni di riciclaggio, muove milioni. Le autorità stimano che l’organizzazione impiegasse almeno 200 persone, un impero criminale in piena regola.

La caduta e la rinascita

Ma ogni regno ha la sua fine. Marisa viene arrestata e condannata a dieci anni di carcere. Ne sconterà quattro. In cella, però, qualcosa cambia. Non è solo la privazione della libertà a farla riflettere. È la maternità. Dopo la nascita del secondo figlio, Marisa decide che quel mondo non fa più per lei. Non può essere il futuro dei suoi figli. Con una determinazione che spesso si impara solo dopo essere caduti molto in basso, si iscrive all’università. Studia criminologia. Impara a conoscere, decostruire e spiegare il mondo da cui proviene. Oggi vive in Inghilterra, lontana da Milano e dai codici dell’onore mafioso, e lavora a contatto con ex detenuti. Offre sostegno, parla nei centri di recupero, porta la sua esperienza nelle scuole. Usa la sua voce per far capire cosa significhi davvero crescere nel crimine — e cosa serva per uscirne.

Un compleanno, una serie TV e una riconciliazione

Nel 2020, in un evento che ha sorpreso anche chi la sua storia la conosceva bene, Marisa si è riunita con il padre Emilio, che ha lasciato l’Italia dopo 27 anni per partecipare al suo 50° compleanno. Una foto, pubblicata sui social, li ritrae insieme: lei, la donna che ha trovato la forza di cambiare strada; lui, l’uomo che l’aveva introdotta al crimine. Un gesto simbolico, un tentativo di chiudere un cerchio, forse di perdonare. La sua vita ha ispirato anche la serie Amazon Prime “Bang Bang Baby”, in cui una giovane ragazza scopre le sue origini mafiose e si trova di fronte a un bivio: continuare la storia di sangue o scriverne una nuova. Proprio come ha fatto Marisa.

Da “principessa della mafia” a simbolo di riscatto

Quella di Marisa Merico non è solo la cronaca di una vita vissuta al limite, ma un manifesto vivente di trasformazione. Ha raccontato la sua storia in libri, interviste, podcast — tra cui “The Criminal Connection” — diventando un esempio raro e potente di chi ha spezzato la catena. La criminalità organizzata non è solo una questione di armi e denaro. È un linguaggio, una cultura, un sistema che si trasmette da genitore a figlio come un’eredità velenosa. Marisa ha avuto il coraggio non solo di rinunciarvi, ma di disinnescarlo. Con le parole, con l’impegno, con una vita nuova. In un mondo che tende a glorificare i boss o a condannare chi ne fa parte senza comprenderne il contesto, la voce di Marisa è diversa. È una voce che scuote, che smonta, che educa. E soprattutto, è la prova che anche chi nasce nell’ombra può scegliere la luce.