Occupazione femminile, poca partecipazione in Calabria, dati disastrosi
La scarsa partecipazione femminile nel mondo del lavoro è, sicuramente, motivo di rallentamento per la crescita del Meridione, che sembra fermarsi, bloccato tra preconcetti che la Calabria, come le altre Regioni del Sud, porta con se da decenni.
Secondo un'analisi dell'Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, il comparto femminile sconterebbe condizioni nettamente peggiori rispetto agli uomini, sia da un punto di vista retributivo che per ciò che riguarda i ruoli da ricoprire in una determinata azienda o settore, i quali vedono sempre meno donne in vesti di cariche di spessore.
Secondo il report, la disparità è evidente "con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 14,5 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro, di 3,9 punti per dipendenti con bassa paga e di 10,3 punti per part time involontario".
«Persiste inoltre una disparità del 31,8% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini - spiega Roberto Matragrano, presidente di Confartigianato - Si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea)».
L'evidenza dei disagi dovuti a tali disparità, si palesano sui dati che riguardano Invitalia, l'ente che ha pubblicato il "Fondo Impresa Femminile" per il sostegno delle donne nel mondo imprenditoriale. Il successo riscontrato in tutta Italia - quasi 5mila richieste in poche ore - non ha avuto lo stesso effetto in Calabria, registrando poco più di 137 domande.
La problematica principale è, sicuramente, l'incongruenza che esiste tra vita privata e lavoro, che non rende possibile, la gestione di figlie e casa, ancora profondamente indirizzati alla singola responsabilità materna, nella maggior parte dei casi. Ad oggi, la diffusione di asili nido e strutture che possano occuparsi dei bambini di genitori-lavoratori, toccano numeri minimi. Basti pensare che in Calabria infatti sono 10,9 posti ogni 100 bambini, costituendo un terzo dell’obiettivo minimo secondo i dati Europei.
Dati che evidenziano un disastroso gap subito dalle donne del Meridione, le quali si trovano a spingere, ancora una volta, quel carro da tradizione che non permette il "volo Pindarico" del cambiamento e dell'evoluzione.
Secondo un'analisi dell'Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, il comparto femminile sconterebbe condizioni nettamente peggiori rispetto agli uomini, sia da un punto di vista retributivo che per ciò che riguarda i ruoli da ricoprire in una determinata azienda o settore, i quali vedono sempre meno donne in vesti di cariche di spessore.
Secondo il report, la disparità è evidente "con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 14,5 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro, di 3,9 punti per dipendenti con bassa paga e di 10,3 punti per part time involontario".
«Persiste inoltre una disparità del 31,8% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini - spiega Roberto Matragrano, presidente di Confartigianato - Si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea)».
L'evidenza dei disagi dovuti a tali disparità, si palesano sui dati che riguardano Invitalia, l'ente che ha pubblicato il "Fondo Impresa Femminile" per il sostegno delle donne nel mondo imprenditoriale. Il successo riscontrato in tutta Italia - quasi 5mila richieste in poche ore - non ha avuto lo stesso effetto in Calabria, registrando poco più di 137 domande.
La problematica principale è, sicuramente, l'incongruenza che esiste tra vita privata e lavoro, che non rende possibile, la gestione di figlie e casa, ancora profondamente indirizzati alla singola responsabilità materna, nella maggior parte dei casi. Ad oggi, la diffusione di asili nido e strutture che possano occuparsi dei bambini di genitori-lavoratori, toccano numeri minimi. Basti pensare che in Calabria infatti sono 10,9 posti ogni 100 bambini, costituendo un terzo dell’obiettivo minimo secondo i dati Europei.
Dati che evidenziano un disastroso gap subito dalle donne del Meridione, le quali si trovano a spingere, ancora una volta, quel carro da tradizione che non permette il "volo Pindarico" del cambiamento e dell'evoluzione.