Due anni di pandemia mondiale e l'arrivo di una guerra nel cuore dell’Europa hanno causato una delicata situazione di instabilità all’interno dell’economia nazionale, gravando sulle entrate di grandi e piccole aziende. La preoccupazione è forte soprattutto per coloro che ricoprono il ruolo di titolari di piccole attività, i quali si trovano attualmente “schiacciati” tra i costi aumentati delle materie prime e i rincari sulla bolletta.

Queste imprese, infatti, fanno del prodotto iniziale la loro fonte di guadagno: se durante la pandemia, i piccoli imprenditori hanno faticato a rientrare nei margini, con l’improvviso aumento dei costi delle materie prime (grano, carburante, farine) la preoccupazione sta aumentando a dismisura, riflettendo questa pressione sul governo, che deve immediatamente intervenire con contromisure adeguate.

“Il prezzo delle farine di grano tenero è aumentata del 30%, quello delle farine di grano duro del 150%” rivelano i dati resi noti da ASSIPAN, associazione di categoria che rappresenta le imprese della panificazione e dei prodotti affini. L’associazione, rileva, inoltre, altri costi necessari che questo settore deve sostenere, che stanno risentendo del rincaro dei prezzi: “+100% per il gas, +50% per l’energia elettrica, +50% per il carburante, +30% per zuccheri e grassi.”

Questi aumenti, ovviamente, vanno a pesare sul prezzo finale del pane, toccando costi mai visti prima ad ora: in provincia di Ferrara si segnalano rincari fino a 9,8 euro al chilo, così quanto segnalato da Assoutenti.

La città bruzia rimane, per adesso, tra le città con il minor costo del pane, € 2,50 al kg, seppur subendo la modifica del costo finale. Richiedere un ribasso dei prezzi significherebbe richiedere un taglio del guadagno del settore dei panificatori, che devono essere sostenuti, ora più che mai, da una concreta decisione da parte del governo, per ovviare al rischio delle chiusure.