La Calabria viene nuovamente bocciata all’ultimo tavolo di verifica: a confermarlo sono i dati allarmati che mostrano le criticità che affliggono sempre di più la crepa nella sanità calabrese.

Ed in questo girotondo, tra i battibecchi dei politici sui tavoli di discussione, la gente piange e patisce la paura di ammalarsi e di dover fare i conti con quella che è la situazione sanitaria regionale aggravata dalla situazione pandemica.

Per aggrapparsi all’ultimo grido di speranza, si assiste ad un fenomeno sempre più diffuso nelle regioni del Sud e attualmente aggravato dalle condizioni pandemica: la cosiddetta “migrazione sanitaria”.

Ne sentiamo tanto parlare, ma difficilmente se ne da una chiara definizione.

Quindi, nello specifico, cos’è la migrazione sanitaria?

Da uno studio condotto dal Censis, chiamato "Migrare per Curarsi" è emerso che in Italia sono circa 750 mila ogni anno le persone che affrontano la spesa di un viaggio per poter avere un ricovero in un ospedale di un’altra regione.

Considerando le spese per il viaggio e, spesso, anche per il trasferimento nel luogo del ricovero, i costi dell’accompagnatore o, nei casi più importanti, dell’intera famiglia, queste persone si trovano a fare i conti con cifre esorbitanti che devono riuscire a racimolare unicamente dalle proprie tasche.

Unendo a ciò anche il fattore psicologico di dover affrontare una malattia, spesso a rischio di vita o di morte, rende la situazione talmente insostenibile da creare delle vere e proprie “crisi” e generando sempre di più condizioni di disagio e disperazione.

La situazione si rivela ancora più drammatica quando si parla di migrazione sanitaria destinata alle cure dei bambini.

Solo la Calabria spende 17,1 milioni di euro per ricoveri fuori regione per quanto riguarda i minori, secondo quanto rivela uno studio pubblicato su Italian Journal of Pediatrics. Questo stesso studio è stato illustrato in conferenza stampa alla Società Italiana di Pediatria (SIP) che, per la prima volta, ha voluto valutare i numeri riguardante il fenomeno della Migrazione Sanitaria in campo pediatrico.

Proprio da questi dati è emerso come nel bacino che include la pediatria, i numeri sono più allarmanti del previsto.

Un minore calabrese 7 volte su 10 deve curarsi altrove. Un bambino che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70% più elevato rispetto a un suo coetaneo del Centro-Nord di dover migrare in altre regioni per curarsi.

I “bambini del Sud” hanno un rischio del 50% in più di morire nel primo anno di vita rispetto ad uno che nasce nelle regioni del Nord. Tanto che, solo nel 2018, se il Mezzogiorno avesse avuto lo stesso tasso di mortalità infantile delle regioni del nord, sarebbero sopravvissuti circa 200 bambini.