Gusto ribelle: la qualità alimentare è uguale per tutti?

Quando parliamo di qualità alimentare, ci riferiamo a un concetto che, a prima vista, potrebbe sembrare universale e imparziale. La qualità degli alimenti è comunemente percepita come un valore intrinseco che dovrebbe essere uguale per tutti, indipendentemente dal contesto o dalla persona. Tuttavia, è realmente così? 

Nel mondo odierno, la qualità alimentare è spesso una questione di classe sociale. Da un lato, esiste una parte della popolazione che può permettersi alimenti di alta qualità: biologici, artigianali, a chilometro zero e preparati secondo standard rigorosi. Dall'altro lato, ci sono milioni di persone costrette ad accontentarsi di surrogati, prodotti industriali a basso costo che spesso sacrificano la qualità nutrizionale e il gusto per garantire prezzi accessibili.

Una questione di classe sociale

Un esempio lampante di questa divisione si trova nei discount, dove vengono venduti prodotti a basso costo che, pur rispettando gli standard minimi di sicurezza, sono spesso versioni surrogare degli originali. Pensiamo ai formaggi che imitano i DOP, agli snack pieni di additivi o ai succhi di frutta con una percentuale irrisoria di vero succo. Questi prodotti rappresentano una scelta obbligata per chi non può permettersi alternative migliori. Come la sanità, l’istruzione e il lavoro, anche la qualità alimentare dovrebbe essere un diritto. Alimentarsi in modo sano e nutriente è fondamentale per garantire il benessere fisico e mentale, eppure le disparità economiche creano enormi differenze nell’accesso a cibi di qualità.

Il “deserto alimentare”

Queste differenze non riguardano solo il prezzo, ma anche la disponibilità. Nei quartieri meno abbienti, i negozi di alimentari spesso offrono una selezione limitata di prodotti freschi e di qualità, mentre abbondano i cibi confezionati e ultra-processati. Questo fenomeno, noto come "deserto alimentare", priva intere comunità della possibilità di nutrirsi adeguatamente, rafforzando le disuguaglianze di salute e benessere. La mancanza di accesso a cibi di qualità ha conseguenze dirette sulla salute. 

Diete povere di nutrienti e ricche di zuccheri, grassi saturi e additivi sono strettamente collegate a malattie croniche come obesità, diabete e problemi cardiovascolari. Inoltre, la disparità alimentare alimenta un circolo vizioso: chi non può permettersi cibi sani si trova spesso a sostenere costi sanitari più elevati, aggravando ulteriormente la propria condizione economica.

La qualità non è condivisa universalmente

Dal punto di vista sociale, la differenza nell’accesso alla qualità alimentare è uno specchio delle disuguaglianze di classe. Mentre le élite possono permettersi di fare scelte alimentari etiche e sostenibili, la maggior parte della popolazione deve sacrificare queste considerazioni per esigenze economiche. Questo crea una narrazione polarizzata, in cui il valore della qualità alimentare non è condiviso universalmente. La qualità alimentare non è uguale per tutti, ma questa situazione non è inevitabile. 

Alimentazione equa= società più sana

Garantire un accesso equo a cibi sani e di alta qualità richiede politiche pubbliche che promuovano la sostenibilità, incentivino la produzione locale e regolino i prezzi dei prodotti di base. Investire in educazione alimentare e creare reti di distribuzione più inclusive sono passi fondamentali per ridurre il divario tra chi può permettersi tutto e chi deve accontentarsi di surrogati. 

In un mondo ideale, la qualità alimentare sarebbe un diritto inalienabile, al pari della salute e dell’istruzione. Solo riconoscendo l'importanza di un'alimentazione equa possiamo sperare di costruire una società più giusta e sana, dove tutti abbiano la possibilità di nutrirsi con dignità e qualità.