Carabinieri di Reggio Calabria
Carabinieri di Reggio Calabria

Un vero e proprio arsenale, degno di un’organizzazione paramilitare, è stato scoperto in un deposito a Cambiago, nella provincia di Milano. Si tratta di una quantità impressionante di armi che, secondo le indagini, era nella disponibilità di membri della Curva Nord dell’Inter, il tifo organizzato nerazzurro. Tra i reperti sequestrati figurano kalashnikov, bombe a mano, mitragliatrici Uzi e giubbotti antiproiettile, dipingendo un quadro che va ben oltre le normali dinamiche del tifo violento.

Questa scoperta, emersa nell'ambito dell'Operazione Doppia Curva, ha messo in luce il collegamento tra le attività degli ultras e la criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta. A fare da protagonista, il 50enne Cristian Ferrario, stretto collaboratore del capo ultras Andrea Beretta, già in carcere per l’omicidio di un membro della cosca Bellocco e ora collaboratore di giustizia.

Un arsenale da guerra: 54 armi sequestrate

Il GIP di Milano Domenico Santoro ha descritto il deposito come una vera “santabarbara”. Tra i 54 pezzi sequestrati figurano:

  • AK47 (kalashnikov);
  • Uzi (mitragliatrici leggere);
  • Fucili a pompa;
  • Carabine Remington;
  • Tre bombe a mano jugoslave;
  • Munizioni, puntatori laser e giubbotti antiproiettile.

Non solo armi, ma anche strumenti per il travestimento: pettorine con la scritta “Polizia”, palette per il controllo stradale e materiali per camuffarsi come agenti delle forze dell’ordine. Tutto questo, nascosto in box anonimi a Cambiago, rappresenta una preoccupante escalation nella criminalità legata al tifo organizzato.

La base operativa e le chiavi della “santabarbara”

L'arsenale era custodito in una serie di box situati in via Comotti 6. Secondo le indagini, i locali erano stati affittati in nero da un imprenditore a due persone identificate come Cristian e Andrea. Le chiavi del deposito erano in possesso di Ferrario, trovate nascoste sotto un mobile nella sua abitazione. Durante l’interrogatorio, Ferrario ha dichiarato di non sapere nulla del contenuto dei box e di aver semplicemente obbedito agli ordini di Beretta, ma il giudice ha definito questa versione poco credibile.

“È illogico pensare che Beretta avrebbe affidato l’unico mazzo di chiavi a qualcuno estraneo alle dinamiche criminali”, ha scritto il GIP nel decreto. La scoperta dell’arsenale e la posizione di Ferrario rafforzano l’ipotesi di un collegamento diretto tra la Curva Nord e la ‘ndrangheta, in particolare con la cosca Bellocco.

Il ruolo di Beretta e Ferrario nell’organizzazione

Andrea Beretta, leader storico della Curva Nord, si trova in carcere dal settembre scorso per l’omicidio di Antonio Bellocco,  della cosca di Rosarno. Beretta, ora collaborando con la giustizia, ha iniziato a svelare dettagli sui traffici illeciti e sull’organizzazione del tifo violento, contribuendo all'inchiesta "Doppia Curva".

Ferrario, descritto come il braccio destro di Beretta, ha avuto un ruolo chiave nella gestione del deposito e, secondo gli inquirenti, era consapevole delle dinamiche criminali legate all’arsenale.

Un quadro preoccupante: il legame tra tifo violento e mafia

Il sequestro dell’arsenale rappresenta un tassello cruciale per comprendere la proiezione criminosa della Curva Nord. Secondo il giudice, è plausibile trovare strumenti come bastoni o tirapugni nel contesto del tifo violento, ma il ritrovamento di bombe a mano, mitragliatrici e giubbotti antiproiettile dipinge un quadro molto più inquietante.

Questa vicenda solleva interrogativi sulla simbiosi tra ultras e criminalità organizzata. La DDA di Milano sta approfondendo i legami con la ‘ndrangheta, in particolare per capire se l’arsenale fosse destinato a operazioni specifiche o fosse una risorsa per consolidare il controllo del territorio da parte delle cosche