Concorso pubblico
Concorso pubblico

In Calabria, dove il lavoro è una risorsa scarsa e ambita, il recente piano di assunzioni della Regione Calabria ha acceso molte speranze, ma ha anche messo in evidenza la disperazione diffusa tra chi cerca un impiego stabile. Con l’obiettivo di reclutare 812 unità entro la fine del 2024, i concorsi hanno attirato migliaia di candidati, evidenziando un divario drammatico tra la domanda e l’offerta di lavoro.

Una battaglia di sopravvivenza lavorativa

Gli ultimi bandi, che mettevano in palio solo 54 posti, hanno registrato la partecipazione di centinaia di persone per ciascun profilo. Per 20 posizioni da informatico, 57 candidati sono risultati idonei; per 19 posti da auditor, 486 aspiranti; tra gli esperti della comunicazione, 149 si contendono appena 5 posizioni. E ancora, per i funzionari agroforestali, 58 idonei competono per 5 posti, mentre per i profili statistici 50 candidati aspirano alle stesse limitate possibilità. Numeri che raccontano una realtà in cui ogni bando diventa una battaglia di sopravvivenza lavorativa.

Questi dati rivelano un territorio in cui la ricerca di occupazione è diventata una lotta serrata e, spesso, frustrante. La cronica mancanza di opportunità in Calabria spinge migliaia di persone a investire tempo, risorse ed energie nella speranza di un posto fisso, mentre il mercato del lavoro regionale rimane incapace di rispondere a queste esigenze.

Deficit strutturale nella creazione di lavoro

Le procedure di selezione, affidate a Formez Pa e presentate come un modello di trasparenza e imparzialità, non bastano a mascherare la realtà di una regione che soffre di un deficit strutturale nella creazione di lavoro. Per ogni persona che riesce a superare un concorso, centinaia rimangono ai margini, con prospettive sempre più incerte.
Nonostante gli sforzi per migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione, il vero problema della Calabria resta irrisolto: l’assenza di un piano strategico per generare lavoro e sviluppo a lungo termine. Le assunzioni pubbliche, per quanto necessarie, rappresentano solo una soluzione parziale e temporanea in una terra dove l’emigrazione e la rassegnazione spesso diventano le uniche alternative possibili.