COMITATO PIAZZA PICCOLA: RES(IS)TIAMO. COME, DOVE, PERCHÉ
Lunedì 26 agosto alle ore 15.00 - Palazzo Cosentini, Via
Galeazzo di Tarsia (Cs)

Chi siamo? Se volessimo descriverci con una punta di vittimismo potremmo definirci gli ultimi superstiti di una antica civiltà oramai in declino. Spettatori passivi dinanzi alla svendita della nostra cultura. Negli ultimi due secoli le nostre ricchezze e le nostre genti sono state letteralmente saccheggiate.
Ma noi siamo nati e cresciuti qui e per scelta è qui che abbiamo deciso di restare. Si tratta di un atto di amore e di rispetto verso le proprie radici, la propria terra, ma è anche un atto di resistenza. Resistenza alla rassegnazione della fuga e alla nostalgia delle Calabrie che furono e che, ineluttabilmente, non torneranno più.
Siamo testardi, sicuramente. Ma non possiamo e non vogliamo arrenderci allo stato di cose presenti.
Ci chiediamo dove e perché restiamo? Dove sono finiti gli altri? Cervelli in fuga, braccia in fuga, amici, parenti e familiari in fuga. Intere generazioni partite e mai tornate. Ma noi abbiamo deciso di rimanere qua, dove si deve sgomitare per avere l'ordinario, dove il lavoro è ricatto, i bisogni un lusso, il futuro un sogno. Dove se non sei amico del potente di turno non avrai mai ascolto.
Restiamo e resistiamo perché vogliamo provare a liberare questo pezzo di mondo da chi lo tiene in ostaggio. Perché vogliamo rompere la narrazione che ci vede come la zavorra d'Italia, assistiti in terra di malavita, di sagre e favori, e rifiutiamo come soluzioni il giustizialismo e il folklore.
Questa narrazione ha contribuito al nostro impoverimento generando abbandono, indifferenza e rassegnazione mentre, altrove, generava ricchezze e sviluppo.
Negli ultimi 50 anni abbiamo lasciato che politici e affaristi senza scrupoli distruggessero l'economia e i territori, che cementificassero indisturbati lasciandoci cattedrali nel deserto e "debiti". Ogni strada o struttura costruita ha rappresentato una speculazione a danno del popolo come quell’unico binario ferroviario ha segnato, e segna ancora, i viaggi della speranza: quasi tutti senza ritorno. Un'operazione di guerra a lungo termine che oggi si disvela in tutta la sua crudezza: qualcuno ha deciso che potevamo essere la pattumiera d'Italia.
Crediamo che sia arrivato il momento di unirci, di metterci insieme realmente, quelli che siamo rimasti e quelli che vorrebbero tornare. Tornare e ritornare ad essere comunità resistenti interconnesse fra loro. Metterci in gioco, denunciare in modo forte chi ci vuole sopraffatti, rassegnati e con il cappello in mano.
La Calabria non è un luogo unico, ma dobbiamo iniziare (o riprendere) a ragionare su "le Calabrie", con le sue differenze e potenzialità. Agire localmente prendendosi cura dei propri territori, difendendo la nostra terra, creando presidi dal basso che siano capaci di generare mutuo soccorso, denuncia sociale e alternative possibili per quanto riguarda i servizi essenziali che ci vengono negati. Creare spazi di partecipazione e discussione che inneschino reali processi democratici fra chi subisce questo sistema e non fra ceti politici, riconoscendo e ascoltando quelle che sono le priorità delle comunità, prima che quelle degli imprenditori o degli attrattori, e costruire assieme, dal basso, le risposte.
Vogliamo proporre modelli autosufficienti che riescano a soddisfare i bisogni primari e che si rafforzino a vicenda.
Modelli cooperativi, che liberino dal ricatto il lavoro riuscendo a coniugare tradizione e innovazione. Modelli inclusivi, che riescano a superare ogni barriera non lasciando nessuno indietro . Modelli sostenibili che tendono a preservare e valorizzare salute, paesaggio e ambiente. Modelli efficaci, che diano risposte concrete combattendo corruzione e speculazione.
Per fare tutto ciò, c'è bisogno di passione e dedizione. Di coraggio e caparbietà. Bisogna essere decisi a cambiare le cose, creando una comunità resistente che non si faccia spaventare da nulla e che non si faccia fermare da nessuno.
È arrivato il momento di invertire la rotta, è arrivato il momento di restare e cambiare le sorti di questa terra.
La Calabria non deve morire!


L'appello è rivolto a chiunque voglia partecipare, cittadini, comitati e associazioni, per iniziare a confrontarsi sul nostro futuro e su quello di chi verrà dopo di noi.