Salvini su Di Maio: 'Ci sono mediatori con curriculum migliori'
Il punto riguardante la nomina di Luigi Di Maio come inviato dell'Ue nel Golfo, a quanto si apprende, approderà al tavolo degli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza nella riunione del 27 aprile.
Si tratta, si sottolinea, di un punto procedurale per il quale in via teorica non è prevista la discussione.
Sarà questo il primo step per la ratifica della nomina dell'ex ministro degli Esteri, che si concluderà alcune settimane dopo con l'approvazione formale del Consiglio Ue.
"Il candidato più adatto", quello con "il profilo politico internazionale" migliore per rappresentare l'Europa nel Golfo Persico. Con queste motivazioni, messe nero su bianco ai Ventisette, il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha indicato l'ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio come emissario di Bruxelles in una regione delicatissima per il groviglio di interessi economici, energetici e commerciali del Vecchio Continente. Una scelta arrivata dopo una valutazione "attenta", lunga quasi un anno. Ma che ha subito scatenato l'ira della maggioranza di governo, con la Lega sulle barricate, in totale disaccordo con la designazione di Borrell.
L'ex titolare della Farnesina "fu indicato da Draghi e non è il candidato del governo italiano", è stato il commento gelido del vicepremier Antonio Tajani a riassumere il sentimento condiviso anche da Fratelli d'Italia. Senza, tuttavia, alcuna possibilità per Roma di porre un veto contro la nomina che ora deve soltanto essere ratificata a maggioranza qualificata dagli Stati membri. Circolata con sempre più insistenza già sul finire dell'anno scorso, l'ipotesi di Di Maio nelle vesti di rappresentante speciale Ue per i partner del Golfo (ovvero Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Iran) è diventata quindi realtà in una missiva inviata venerdì dall'Alto rappresentante agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza. Una comunicazione di una decina di righe per certificare che l'esponente italiano "ha il necessario profilo politico a livello internazionale" per assumere la carica. E concedergli il successo sui tre rivali: l'ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos, l'ex ministro degli Esteri cipriota Markos Kiprianou e l'ex inviato dell'Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis. A fare la differenza, per Borrell, sono stati soprattutto "i suoi ampi contatti con i Paesi del Golfo", che ora "gli permetteranno di impegnarsi con gli attori rilevanti" della regione "al livello appropriato". Un giudizio privo di connotazioni politiche - come sempre richiede il ruolo super partes dell'Ue - ma lontano, nella visione della maggioranza, dal rispecchiare l'esito emerso dalle urne nel settembre scorso. Il nome di Luigi Di Maio "non è del governo Meloni" viene ripetuto da fonti di governo, che esprimono il "disagio" per una scelta ritenuta comunque "legittima". Scelta che invece, per i rappresentanti della Lega a Roma e all'Eurocamera, è "vergognosa", "un insulto agli italiani", soprattutto dopo "tutti i danni fatti da Di Maio nei rapporti con il mondo arabo".
Parole che fanno riferimento in particolare allo stop all'invio di armi per Abu Dhabi deciso dal governo Conte II che scatenò l'irritazione degli emiri. Ma non tutti la pensano così, a Roma. Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Ettore Rosato di Azione-Iv hanno infatti accolto la nomina come "una buona notizia per il sistema Paese", rivolgendo all'ex capo della Farnesina l'augurio di "essere all'altezza" dell'incarico. La proposta di designare per la prima volta un rappresentante Ue da mandare nel Golfo era stata preannunciata nel febbraio del 2022 da Borrell e la candidatura dell'ex esponente del M5s era approdata alla fine dell'estate scorsa, quando il governo di Mario Draghi viveva la sua crisi. Fonti vicine al dossier osservano come, nell'accoglimento della candidatura dell'ex leader del M5S, possa aver contato anche la sua posizione sulla guerra in Ucraina: Di Maio è stato tra i primi a schierarsi fermamente con Kiev in un'Europa che, nelle prime settimane del conflitto, non era ancora compattissima nel sostegno a Zelensky. Di Maio sembrava aver superato la selezione tecnica ma l'iter è stato lentissimo, anche per il Qatagate. Ora che l'indicazione è stata messa nero su bianco e dovrà soltanto essere vidimata a maggioranza qualificata, i giochi sono quasi fatti. Una protesta formale di Roma non potrebbe cambiare le sorti della nomina sulla quale, comunque, l'Italia dovrà esprimersi. La ratifica degli ambasciatori potrebbe arrivare nelle prossime settimane e, con la luce verde dei 27, dal primo giugno 2023 e almeno fino al 28 febbraio 2025, Di Maio sarà il nuovo inviato dell'Ue nel Golfo.
Anche il Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini si esprime sulla vicenda: "Con tutti i diplomatici di carriera che hanno fatto tanto in Italia ed in Europa mandare a mediare il signor Di Maio Luigi è curioso. Non è l'unica iniziativa curiosa da parte delle istituzioni europee che sono più ideologiche che pragmatiche. Penso alle direttive case green, auto green, carni sintetiche, formaggi finti, vini farlocchi. Conto che ci ripensino perché in Italia ed in Europa ci sono mediatori con curriculum assolutamente superiori rispetto al pur rispettabile ex ministro degli Esteri. Non è una questione personale".
"Non fanno onore al Paese per quanto sono pretestuose e provinciali le critiche provenienti da alcuni esponenti del governo e della maggioranza circa l'indicazione da parte del Commissario europeo Borrell del nome di Luigi Di Maio per il ruolo di inviato speciale dell'Unione Europea nel Golfo Persico. Di Maio era l'unico italiano in una rosa di ex ministri degli Esteri di diversi Paesi europei candidati a quel ruolo e l'indicazione spetta allo stesso Borrell che evidentemente lo ha ritenuto il più adatto all'incarico. Peraltro Di Maio è stato il ministro degli Esteri del governo Draghi con il sostegno di tutti i partiti, anche del centrodestra, con la sola eccezione di Fratelli d'Italia. Non mi pare molto intelligente ora fingersi smemorati". Lo dichiara in una nota il presidente nazionale di Centro Democratico Bruno Tabacci.