In ricordo di Maria Rosaria Sessa, giornalista e donna coraggiosa: 22 anni fa l'omicidio della 27enne di Rossano
La giornalista, nella sera del 9 dicembre 2002, venne uccisa con 5 coltellate dall'ex compagno: una vita spezzata troppo presto ma che nessuno potrà mai cancellare
Un anniversario tremendo, di quelli che non vorremmo mai festeggiare: perché il ricordo è sì positivo, ma se ad essere onorata è la memoria di una persona scomparsa, una donna tosta e coraggiosa che ha detto addio alla vita troppo presto, allora ricordare diventa doloroso. Soprattutto perché, a portare alla morte Maria Rosaria Sessa, non è stata una terribile malattia, né un fatale incidente ma la mano spietata di un assassino, il suo ex compagno.
Il brillante futuro da giornalista televisiva
Maria Rosaria Sessa, 27 anni, calabrese di Rossano nata nel 1975, capelli mori e sguardo che bucava lo schermo: quello stesso schermo che, seppur pochi anni, è stato la sua casa nei suoi tanti servizi televisivi. Sessa, infatti, brillantemente laureata in Lingue, aveva deciso di intraprendere la carriera giornalistica. Diventata in poco tempo il volto dell'emittente locale Metrosat, la ragazza era ormai riconosciuta per la sua presenza nel noto telegiornale serale. E di servizi, Maria Rosaria, ne montava tanti, anche di donne brutalmente uccise da chi, un tempo, diceva loro di amarle.
9 dicembre, la data della sua condanna a morte
Purtroppo, nella sera del 9 dicembre 2002, la giornalista andò incontro a quel terribile destino che, già troppe volte, aveva comunicato nel corso del telegiornale: senza neanche rendersene conto, la 27enne è diventata una di quelle tante infelici protagoniste che raccontava in TV, l'ennesima vittima di femminicidio per mando di Corrado Bafaro, quell'ex fidanzato che non si arrende ad una donna libera, forte e coraggiosa. Perché, si sa, le donne che sanno essere complete da sole, a certi maschi, danno fastidio.
Il rifiuto, la lite, il coltello: cosa è accaduto a Maria Rosaria?
Corrado Bafaro, 36 anni all'epoca dei fatti, ha ucciso Maria Rosaria sulla statale 107 nei pressi di Paola, in provincia di Cosenza. La tragica vicenda, una storia d'amore ormai terminata e a cui l'uomo non si sarebbe mai rassegnato, raggiunse il culmine la sera del 9 dicembre. Bafaro aveva tentato di riconciliarsi con lei, presentandosi con dei fiori e aspettandola all’uscita di una visita dal dentista. Riuscì a convincerla ad accettare un appuntamento, e quella sera cenarono insieme in un ristorante di Rende. Durante la cena, Bafaro cercò nuovamente di riavvicinarsi a Maria Rosaria, ma lei rimase ferma nel suo rifiuto. Questo scatenò una violenta reazione nell’uomo, che perse il controllo.
La discussione tra i due proseguì nell’auto di lui e degenerò rapidamente in un episodio di estrema violenza. Secondo le indagini, fu lui a colpirla ripetutamente con un coltello, infliggendo cinque coltellate, di cui una alla carotide, risultata fatale. Maria Rosaria si sarebbe difesa con tutte le sue forze, lottando disperatamente per la vita, ma non riuscì a sopravvivere.
Il corpo senza vita di Maria Rosaria fu trovato nel veicolo di proprietà dell’uomo, e gli inquirenti identificarono immediatamente Bafaro come principale sospettato. Dopo l’omicidio, l’uomo si diede alla fuga. Le prime ipotesi investigative suggerirono che si fosse suicidato. E, 4 mesi dopo, il corpo senza vita del 36enne, in avanzato stato di decomposizione, venne ritrovato appeso ad una trave, all'interno di una casa di un complesso di villette turistiche a Fiumefreddo Bruzio.
Il femminicidio non esisteva eppure Maria Rosaria moriva
Un delitto, quello di Maria Rosaria, che scosse profondamente l'opinione pubblica, portando all'attenzione il tema della violenza di genere in un periodo in cui termini come "femminicidio" e "stalking" non erano ancora di uso comune. Negli anni successivi, la giornalista è stata ricordata attraverso diverse iniziative che hanno inteso onorare la sua memoria e sensibilizzare l'opinione pubblica. A Rossano, ad esempio, una via e una panchina rossa nella villa comunale portano il suo nome come simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
Ancora oggi, a 22 anni di distanza da quel terribile episodio, la memoria di Maria Rosaria, la sua intelligenza, il suo coraggio e la sua bellezza restano inalterati: perché, nonostante tutto, la libertà di essere se stessa - anche se violata - non è mai venuta meno.