Canapa: Cia Calabria con la filiera, "no" alla norma nel Ddl Sicurezza
La filiera della canapa italiana si mobilita
La filiera della canapa italiana si è riunita a Roma, presso l’Auditorium Giuseppe Avolio nella sede nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, per ribadire il proprio “no” alla norma contenuta nel Ddl Sicurezza che, se approvata, rischia di cancellare un settore strategico per il Made in Italy agroindustriale.
La Calabria protagonista
Tra i partecipanti, la Calabria ha avuto un ruolo importante grazie alla presenza di Giovanna Brogna, dell’Azienda Agricola Gabro di Corigliano (Cosenza), accompagnata dal direttore di Cia Calabria, Franco Belmonte. Quest'ultimo ha sottolineato l’impatto di questa coltura per l’economia e il futuro delle aree agricole calabresi.
Il rischio del Ddl Sicurezza
L’articolo 18 del disegno di legge propone infatti il divieto di coltivazione, lavorazione e vendita delle infiorescenze di canapa e dei suoi derivati. Una norma che, secondo la filiera, rischia di distruggere un comparto che già oggi vale 500 milioni di euro di fatturato e dà lavoro a oltre 15.000 persone.
Una risorsa multifunzionale
Durante l’incontro, gli esperti del settore hanno evidenziato come la canapa rappresenti una risorsa unica, con impieghi che spaziano dall’alimentazione alla bioedilizia, passando per il tessile e la cosmesi. È stato inoltre ribadito il ruolo della canapa nella tutela del suolo e nella bonifica ambientale, grazie alle sue capacità di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità dei terreni.
Le richieste della filiera
La filiera chiede al governo di tornare sui propri passi, evitando l’approvazione di una norma che renderebbe illegale un comparto pienamente riconosciuto dalle normative europee. Al tempo stesso, viene richiesta l’apertura di un tavolo di confronto con gli operatori per definire un quadro normativo che consenta alla filiera di crescere, valorizzando il suo enorme potenziale economico e ambientale.
La filiera della canapa italiana si mobilita
La filiera della canapa italiana si è riunita a Roma, presso l’Auditorium Giuseppe Avolio nella sede nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, per ribadire il proprio “no” alla norma contenuta nel Ddl Sicurezza che, se approvata, rischia di cancellare un settore strategico per il Made in Italy agroindustriale. Alla manifestazione hanno partecipato esponenti di tutte le regioni italiane, ribadendo l'importanza di un settore che negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale.
La Calabria protagonista
Tra i partecipanti, la Calabria ha avuto un ruolo importante grazie alla presenza di Giovanna Brogna, dell’Azienda Agricola Gabro di Corigliano (Cosenza), accompagnata dal direttore di Cia Calabria, Franco Belmonte. Quest'ultimo ha sottolineato l’impatto di questa coltura per l’economia e il futuro delle aree agricole calabresi. "La canapa rappresenta un'opportunità unica per combattere lo spopolamento delle aree rurali, offrendo lavoro e sostenibilità ambientale," ha dichiarato Belmonte.
Il rischio del Ddl Sicurezza
L’articolo 18 del disegno di legge propone infatti il divieto di coltivazione, lavorazione e vendita delle infiorescenze di canapa e dei suoi derivati. Una norma che, secondo la filiera, rischia di distruggere un comparto che già oggi vale 500 milioni di euro di fatturato e dà lavoro a oltre 15.000 persone. Inoltre, l'introduzione di un divieto rischierebbe di colpire indirettamente le filiere connesse, come quella della bioedilizia e del tessile sostenibile, che stanno emergendo proprio grazie alla versatilità della canapa.
Una risorsa multifunzionale
Durante l’incontro, gli esperti del settore hanno evidenziato come la canapa rappresenti una risorsa unica, con impieghi che spaziano dall’alimentazione alla bioedilizia, passando per il tessile e la cosmesi. La pianta di canapa, grazie alla sua capacità di assorbire CO2, è stata definita una “pianta amica del clima”. Inoltre, la sua capacità di rigenerare i terreni impoveriti ne fa un alleato indispensabile per l’agricoltura sostenibile. "Investire sulla canapa non è solo un vantaggio economico, ma anche una scelta strategica per l'ambiente e il futuro del nostro pianeta," hanno sottolineato gli esperti.